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Il progresso industriale dei decenni scorsi, che ha prodotto lavoro e ricchezza, ci ha lasciato un’eredità pesante, fatta di inquinamento di terreni, di fiumi, di falde acquifere, di aria piena di sostanze cancerogene, di scomparsa di interi paesaggi. Questo pesante lascito pesa soprattutto sulle spalle delle generazioni attuali, le quali sono costrette a convivere in siti altamente inquinati e difficilmente bonificabili, in quanto occorrono, per gli interventi necessari, enormi risorse finanziarie, che attualmente non sono disponibili.
In buona sostanza, il beneficio dell’industrializzazione impattante, è stato a tempo determinato.
Infatti, non c’è nessuna ricaduta positiva sulle generazioni attuali (non quelle future), se non di pagarne le conseguenze negative, sia di quello che rimane, sia di quello che è stato dismesso.
Il Caso dell’Amianto, ad esempio, ha rappresentato una scoperta di non poco conto, poiché si era riusciti a produrre un materiale resistente alle alte temperature e sicuramente conveniente dal punto di vista economico. Un vero boom per quell’epoca, allorquando si ricoprirono di eternit i tetti di milioni di edifici, sia pubblici che privati, di essere utilizzarlo come isolante termico per treni,auto e impianti, ritrovarselo presente, addirittura,nelle condotte per l’acqua.
Ma, oggi, che ci resta di questo “progresso” fatto di Amianto? Molto! Ma in negativo: operai morti per aver contratto il cancro, perché direttamente a contatto con le fibre e le polveri, morte dei familiari degli operai e di persone non direttamente coinvolte nei lavori di produzione, però “costretti” a vivere in abitazioni adiacenti ai luoghi di produzione. Milioni di edifici ricoperti di eternit che oggi aspettano di essere rimossi.
Un “falso beneficio” “o una “falsa ricchezza” ? Su questo dualismo, poco virtuoso, soleva riflettere Alexander Langer ( tra i fondatori del partito dei Verdi italiani e uno dei leader del movimento verde europeo ). E per restare al “falso beneficio”,il più delle volte, si è tradotto, per l’ intera Comunità, in un costo altissimo per via del risanamento dei siti inquinati.
Indichiamo,di seguito,alcuni “Casi” che restano, ancora, di palpitante attualità.
La PERTUSOLA di Crotone (in Calabria), che per anni ha dato lavoro a tanta gente in territorio dove, oggi, l’occupazione resta un miraggio.Un’azienda che dopo decenni di produzione e ora chiusa, ci lascia un’intera aria, immersa nella città, piena di rifiuti tossici. Rifiuti che in parte sono stati riversati a mare e, in parte, utilizzati, addirittura, come sottofondi nelle costruzioni delle scuole. Anche, in questo caso tante sono le vite umane perdute per cause dovute alle sostanze prodotte.
Ma, soprattutto,sono gli abitanti, comprese le scolaresche, a subire la “falsa ricchezza”.
Una miriade di discariche,pubbliche e private, sia legali che illegali, che per anni hanno alimentato le tasche dei proprietari, smaltendo nel modo più devastante i rifiuti. Inquinando interi territori rendendoli invivibili, attraverso il riversamento illegale di diossina e di percolato nel sottosuolo e in molti casi nei corsi d’acqua.
Le Centrali Nucleari, che per fortuna gli italiani hanno detto di non condivederle per ben due volte. Nonostante, però, la negazione continuiamo pagare, a distanza di quasi trent’anni, un prezzo altissimo per la messa in sicurezza delle scorie,senza considerare il rischio a cui rimaniamo sottoposti ancora per molti secoli.
L’ILVA di Taranto ( in Puglia ) un’azienda prima statale e poi venduta ai privati, che produce acciaio e da lavoro a migliaia di persone. Ricchezza “o falsa ricchezza” che ha condannato un’intera Città e con essa i suoi abitanti a vivere in una delle città più inquinate d’Europa, e dove il tasso di mortalità è tra i più alti in Italia, coinvolgendo in questo inferno, anche, i bambini. Ma i “Casi” sono tantissimi, tant’è che ogni abitante di questo nostro Paese è, suo malgrado o no, testimone o vittima di un progresso malsano .
Un progresso inquinante e altamente impattante quello realizzato nei decenni scorsi, in parte, nell’inconsapevolezza di ciò che poteva provocare nel lungo periodo.Benché in molti casi ciò sia avvenuto, e ancora oggi avviene, con l’adesione dei cittadini.
Alexander Langer, in proposito, sosteneva che:“le cause dell’emergenza ecologica non risalgono ad una cricca dittatoriale di congiurati del profitto e di distruzione, bensì ricevano quotidianamente un massiccio e pressoché plebiscitario consenso del popolo.”
Infatti, nonostante, oggi, siano note le relazioni tra malsano-industrialismo e salute dell’ambiente e dei cittadini, non mancano cittadini o amministrazioni propensi ad accettare sul proprio territorio impianti impattanti. E in questi casi che “malfattori e vittime coincidono in larga misura” .
Taranto è l’emblema, anche per la sua portata, di questa coincidenza. Tant’è che siamo arrivati al punto di barattare il ”lavoro” con la salute. Tuttavia, nel nostro Paese vi è un fermento di comitati che lottano, sui propri territori, sia per scongiurare le opere impattanti, sia per ottenere luoghi vivibili, ma non sempre questi comitati sono sufficientemente supportati da un’azione delle amministrazioni locali o regionali.
Oggi, la crisi dei consumi, nella sua drammaticità, ci dà una grande opportunità di ripensare il modello di produzione, dal momento che la prospettiva di una crescita quantitativa illimitata ha poche chance di riproporsi. Il cambiamento verso una conversione ecologica è più a portata di mano, ciò che serve adesso e renderla, più che in passato, “desiderabile” da parte dei cittadini, per affermarsi come configurato da Langer. Anche se un cambio degli stili di vita sta avvenendo, non tanto per una scelta consapevole, ma per una necessità, è giunto il momento che l’azione politica rivolga il proprio interesse a realizzare un nuovo paradigma produttivo e sociale.
La Conversione ecologia come azione propulsiva per una nuova crescita, questa volta qualitativa, che faccia perno su una società a basso consumo e fondata sul riciclo, oggi è a portata e attuata su bassa scala. Ciò che serve è estendere questo modello su larga scala.
Ma questo è compito della Politica, che purtroppo s’è “inceppata” o “incastrata” a rattoppare, di volta in volta, le falle che si stanno aprendo a causa di scelte sbagliate.
L’unica speranza, affinché la conversione ecologica venga adottata, è che sia “desiderabile” oltre che dal cittadino, anche dalla Politica.
Dott. Enzo Pianelli
Responsabile della Comunicazione Verdi Ecologisti
Reti Civiche – Verdi Europei (Calabria)
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