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“Ci sono ancora gli spazi in Calabria per proporre un giornalismo libero e di qualità, slegato dagli interessi della politica e dalle ingerenze degli editori”: così il giornalista Paolo Pollichieni ha chiuso il convegno: “E’ possibile fare informazione libera in Calabria?” ieri al Centro Sanitario dell’Unical.
Una riflessione partecipata sul mondo dei media e sul rapporto tra questi e il potere, sia su scala nazionale che locale. Dalla legge bavaglio alle intercettazioni, dai potentati dell’informazione ai conflitti d’interesse del premier, con un occhio particolare al caso Calabria, che negli ultimi mesi ha fatto notizia per i tanti cronisti minacciati dalla ‘ndrangheta: molti di loro hanno portato la loro adesione ieri in un’aula composta da una platea variegata e attenta. Assenti i parlamentari Nicodemo Oliverio e Giuseppe Giulietti per gli impegni in Aula per il dibattito sulla sfiducia (“Mentre parlo – ha scherzato il loro collega del Pd Franco Laratta dal tavolo di presidenza – a Roma i miei colleghi deputati si stanno riunendo … Spero solo che non vedendomi pensino che sono passato dall’altra parte!”).
Francesco Gerundino, presidente dell’Associazione Unione Studentesca, ha ricordato l’anomalia di un giornale – Calabria Ora – che ha cambiato linea e indirettamente rimosso i vertici redazionali appena s’è insediato il nuovo governo regionale di centrodestra. Antonio De Tursi, presidente dell’Associazione Università Futura, ha introdotto invece l’intervento “tecnico” del docente Unical Alessandro Mazzitelli: molto apprezzata la sua analisi su magistratura e informazione.
“Fare informazione libera comporta dei rischi, ne vale la pena?” ha chiesto a Pollichieni il moderatore Stefano Borrelli, rappresentante degli studenti di Scienze politiche. “S’intitola proprio così, ‘Ne valeva la pena’, il bel libro del magistrato Armando Spataro che consiglio a tutti di leggere – ha risposto Pollichieni –. In Calabria, garantismo a parte, si deve fare una scelta di campo: se l’accusa che in molti muovono è ‘fare il giornale delle Procure’ si può rispondere che la controparte è la ‘ndrangheta. Non resta che scegliere”.
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