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Riceviamo e pubblichiamo:
Ministri, onorevoli, senatori,
è molto probabile che in questi giorni il clima di tensione politica stia impegnando significativamente il vostro tempo e le vostre energie, tuttavia, anche in virtù di quella che viene presentata dai media come una fase di instabilità, vi chiediamo di porre con urgenza la vostra attenzione su una questione che, seppur non sembra appetibile per le prime pagine dei grandi quotidiani del paese, è vitale per un intero territorio.
Da cittadini calabresi che hanno deciso di non abbandonare la propria terra abbiamo intrapreso quella che riteniamo una lotta sacrosanta, quasi surreale per la sua giustezza: la salvezza del Tribunale di Rossano, un presidio di vitale importanza per questo pezzo di Paese da ogni punto di vista. Una lotta decisa, ma allo stesso tempo pacifica, silente, senza alcun disturbo per nessuno: siamo giunti ormai al quinto giorno di sciopero della fame totale, non abbiamo ingerito null’altro che acqua per tre giorni, mentre i valori glicemici, giunti a livelli critici, ci hanno imposto, nelle ultime 48 ore, di integrare la nostra “dieta” con soluzioni glucosate per evitare il ricovero coatto.
Quello che intendiamo trasmettervi con chiarezza, non con una missiva ma col nostro sacrificio, è che non stiamo cercando per questo comprensorio un occhio di riguardo, un’eccezione, uno strappo alla regola. La proclamata chiusura di questo Palazzo di Giustizia è una eccezione, una straordinaria eccezione in negativo, una formidabile ingiustificata penalizzazione, una scelta, permetteteci, del tutto irrazionale.
Crediamo Voi siate pienamente consapevoli delle ragioni che inducono il nostro moto d’animo, in quanto il ruolo che ricoprite Vi impone conoscenza e cautela, seppur talvolta, soprattutto in questi giorni di difficoltà fisiche e morali, non possiamo negare l’amarezza per un’apparente significativa distanza tra le massime Istituzioni del Paese e gli interessi delle comunità.
Tuttavia permetteteci di ribadirVi, anche in virtù di numerose, probabilmente involontarie ma di certo gravi, distorsioni realizzate dalla stampa, le condizioni in cui lo Stato sta decidendo di chiudere un presidio di Giustizia.
Il nostro territorio è infestato dalla presenza radicata e nefasta della ‘ndrangheta, l’organizzazione criminale attualmente più potente del pianeta la quale influenza radicalmente la vita economica, sociale, culturale e politica di questa terra, come ampiamente dimostrato dalle inchieste giudiziarie e dai provvedimenti che le stesse alte istituzioni della Repubblica hanno intrapreso negli ultimi anni: si pensi, a titolo di esempio, allo scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune più popoloso del comprensorio, Corigliano Calabro.
Non è un vanto, tutt’altro, è motivo di amarezza e di rabbia, ma altrettanta amarezza, altrettanta rabbia scaturisce dalla decisione dello Stato di spostare il Palazzo di Giustizia lontano da qui, sia da un punto di vista prettamente simbolico – considerando che la criminalità organizzata, soprattutto quella calabrese, si fonda e si riproduce proprio sui simboli – ma soprattutto per ciò che fattivamente implica: il trasferimento della Procura della Repubblica a più di un’ora da Rossano ed a quasi due ore da altre località del comprensorio; il “naturale” ridimensionamento delle forze dell’ordine e di tutti gli organi di controllo sia in termini di entità che di agibilità. Lo riteniamo semplicemente ingiustificabile.
Intendiamo inoltre ribadirVi che il tessuto infrastrutturale del territorio e dell’intera area rende l’accorpamento un atto impraticabile che determinerebbe, di fatto, lo scollamento di grandissima parte del comprensorio dall’Istituzione stessa della giustizia, per ragioni materiali e morali non di certo secondarie.
La negazione del diritto alla mobilità rappresenta un gravissimo problema in se, che rende però ancor più evidente la drammaticità di questa scelta. La località del tribunale accorpante non presenta alcun collegamento ferroviario ed è raggiungibile soltanto su mezzi gommati attraverso strade impervie e insicure che implicano tempi di percorrenza minimi (quindi con condizioni di traffico ed atmosferiche ottimali) di circa un’ora per le località più vicine e di circa due ore per altre località del comprensorio. Tutto questo non è interpretabile o confutabile con carta straccia: basta verificare su una qualsiasi applicazione informatica in grado di stabilire un collegamento col sistema satellitare e viario.
Crediamo che tutti quanti Voi abbiate contezza di ciò che rappresenterebbe tutto questo per un territorio come il nostro: abbandono, scoramento, degrado, isolamento, pietanze prelibate per le fauci voraci della ‘ndrangheta.
Lo Stato sta chiudendo maldestramente un Tribunale vivo, vissuto, necessario, vitale per decine e decine di migliaia di cittadini.
Vi chiediamo di tenere in considerazione il nostro sacrificio dettato dalla gravità di questa scelta e dall’amore indiscusso per la nostra terra, per le nostre comunità, per il Paese. Sacrificio che condurremo, come abbiamo fatto finora, con decisione e consapevolezza, nonostante le condizioni di salute siano critiche, e che è finalizzato al razionale e doveroso salvataggio del Tribunale di Rossano, delle sue prerogative e delle sue funzionalità.
Ing. Flavio Stasi, Avv. Mauro Mitidieri
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