Strage rumeni, l’intervento del Sindaco in Cattedrale

MESSA-041212

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Mons. MARCIANÒ,

autorità presenti

concittadini e fedeli,

familiari e amici delle vittime,

quella di oggi è una delle pagine più dolorose per la nostra comunità, per il territorio e per la Calabria.

Ci avviamo verso la fine di questo anno, già difficile e complesso per tutti, con un momento ulteriore e più grave di tristezza collettiva.

Nei miei occhi, come fotogrammi indelebili, scorrono ancora le immagini raccapriccianti che, quella notte di sabato 24, hanno inevitabilmente segnato, più di altre tristi esperienze vissute, il mio stesso approccio al dolore.

MESSA-041212 (6)
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Immagini strazianti ed orribili che non riuscirò facilmente a cancellare.

A quanti, in quegli istanti e nelle ore successive, soffrivano più di noi nel constatare lo strappo alla vita dei propri cari e dei propri affetti, ho tentato subito di far arrivare, in ogni modo, la vicinanza, la solidarietà ed il sostegno mio personale e dell’intera Città.

E confesso che ho sin da subito sentito come mio imperativo morale confrontarmi con Sua Eccellenza Mons. Santo MARCIANÒ per ricevere conforto dalla guida spirituale della nostra Chiesa, quotidianamente a fianco di chi soffre e di quanti patiscono ogni giorno condizioni di disagio.

Le sei giovani vite dedite al lavoro, improvvisamente spezzate su quei binari, hanno condizionato, da quel giorno, sentimenti ed umori di tutti i rossanesi.

Perché con la comunità rumena oggi profondamente colpita abbiamo intrattenuto e vogliamo continuare ad intrattenere relazioni di autentico rispetto, di collaborazione e stima reciproche.

E’ su questa strada, illuminati dai valori irrinunciabili della solidarietà e della fratellanza, che vogliamo continuare a stare vicini a queste realtà sociali, così come abbiamo fatto anche in questo tristissimo momento, insieme all’Arcivescovo ed alla Chiesa, pilastri concreti e tangibili di un amore cristiano diffuso verso il prossimo.

Su questa capacità di inclusione ed integrazione sociale e di rispetto della dignità umana, l’Amministrazione Comunale vuole continuare a combattere, pur tra mille difficoltà, la stessa battaglia della Chiesa, perché è una sfida di civiltà alla quale le istituzioni in primis non possono sottrarsi.

La tragedia di sabato scorso ha consolidato ulteriormente questa convinzione in tutti noi: non può esserci via diversa dall’accoglienza, soprattutto nei nostri territori aperti, per posizione geografica, per storia e cultura.

La proclamazione del lutto cittadino, oggi, con il dolore della comunità e della Calabria, ambisce a sintetizzare e a testimoniare anche questo sentimento e questa esigenza di accoglienza e integrazione in una terra, la nostra, certamente colma di contraddizioni.

Del resto, pur non essendo questa la sede appropriata, non potremmo fingere sull’evidente contesto nel quale anche questa strage di innocenti si inserisce e va comunque letta.

E’, infatti, sotto i nostri occhi il quadro desolante ed intollerabile nel quale è ormai costretta a subire il proprio destino, la Calabria e soprattutto questa parte ionica della regione.

Privati ogni giorno nella fruizione dei diritti fondamentali, da quello alla mobilità alla salute, dalla sicurezza alla giustizia, subiamo, con dolore e rabbia, anche tragedie come quella di sabato scorso, che continuano ad insanguinare strade e binari morti di una terra che deve imparare a reagire. Senza se e senza ma.

Bisogna reagire con più coraggio e coerenza civica perorando le ragioni del Mezzogiorno e del suo sviluppo, cercando di elevarle a questioni di interesse nazionale.

Perché mettere il Sud e la Calabria in condizioni di pari opportunità e di eguale concorrenza con il resto del Paese non soltanto restituirebbe dignità e forza economica alle popolazioni, ma sarebbe strategico per l’Italia in Europa e nel Mediterraneo.

O si recupera questo vuoto gigantesco, o sarà il baratro per tutti. Non soltanto per il Sud.

Continuo a ripetere che non è accettabile, qui, sulla costa ionica calabrese, che vi siano e che restino passaggi a livello concessi a privati, a pochi metri dalla statale 106. Perché altrimenti, così facendo, si incorre nell’innalzamento del rischio ed a determinare stragi come quella di sabato 24.

Senza alcuna retorica: si diventa corresponsabili, costringendo tutti a vivere e lavorare tra strada della morte e binari della morte.

Anche queste riflessioni entrano, di diritto, nell’ennesimo dramma subito a queste latitudini.

Così come vi entra lo sdegno, che ribadisco intatto anche oggi, che ci ha visto insieme, ancora una volta, istituzioni, Chiesa e l’intera cittadinanza, contro lo scempio della dignità dei defunti, delle famiglie e della stessa immagine civile di Rossano, della Calabria e dell’Italia.

Anche quelle immagini, orribili ed odiose, di rappresentanti di pompe funebri contendersi i corpi, hanno purtroppo fatto il giro del mondo, calpestando in pochi istanti storia, tradizioni civili e la fede di un intero popolo.

Sono ancora una volta grato alla magistratura, a tutte le forze dell’ordine, dall’Arma dei Carabinieri alla Polizia di Stato, dai Vigili del Fuoco alla Polizia Municipale, al Sig. Prefetto di Cosenza ed al Sig. Questore per la collaborazione sinergica offerta all’esigenza insopprimibile di riscatto morale di questa terra, rispetto alla vergognosa pagina scritta da pochi incivili in concomitanza dell’accaduto.

L’Amministrazione Comunale di Rossano, che rappresento, non ha esitato un attimo ad assumere, sulla scorta delle determinazioni già assunte e richieste dalle forze dell’ordine, tutti i provvedimenti necessari e consequenziali, per distinguere le responsabilità personali ed eventualmente penali dei comportamenti di chi ha infangato l’immagine di una Città e di un territorio intero.

Alle famiglie delle vittime, che ho ricevuto in Comune nei giorni scorsi ed alle quali ho avuto modo di esternare tutta la mia sincera commozione per quanto accaduto, trasferendo loro la solidarietà ed il cordoglio dei rossanesi e dei calabresi, giunga il pensiero e l’amore di quanti, come noi riuniti in questa Cattedrale dell’Achiropita, ci consideriamo una sola comunità di destino, nella sofferenza ma anche nel riscatto.

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Author: Cristina

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