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Il cemento che soffoca la costa, l’erosione che avanza e in più la beffa di interventi dispendiosi, inutili e dannosi per il ripristino delle spiagge. A essere finiti nel mirino di Legambiente Calabria sono i lavori di posa delle barriere subacquee poste in prossimità dello “Scoglio della Regina”, nel Comune di Acquappesa: un’opera giudicata inutile e potenzialmente distruttrice di un habitat sottomarino tra i più suggestivi del Tirreno. Tanto da spingere la Regione Calabria a istituire nel 2008 il Parco marino Riviera dei Cedri. È proprio al parco e all’amministrazione comunale che si rivolge Legambiente Calabria: il problema va affrontato a monte.
Per gli attivisti del Cigno Verde, il caso dello “Scoglio della Regina” è emblematico e rispecchia lo stato disastroso delle nostre coste, vittime di interventi scellerati del passato e di operazioni contestabili oggi. Ma c’è un’importante novità: finalmente i cittadini si indignano. È nato infatti un Comitato civico a difesa dello scoglio e contro l’intervento programmato dal Comune, che prevede appunto la realizzazione di barriere in mare per rigenerare la spiaggia riportandola a com’era prima delle mareggiate degli anni ‘80, che causarono l’arretramento della spiaggia di una decina di metri.
Lo scoglio un tempo era parte integrante della spiaggia e dopo le mareggiate si trova oggi in pieno mare. Ugualmente, ha suscitato un grande interesse poiché di notevole valore paesaggistico: è, insieme all’Isola di Dino e all’Isola di Cirella, uno dei tre siti di punta del parco marino. Gli studi condotti in campo botanico hanno ulteriormente messo in evidenza il notevole valore naturalistico dell’area. È stata riscontrata infatti la presenza di specie di particolare importanza in quanto non comuni in Calabria e a rischio estinzione.
Ciò detto, Legambiente Calabria contesta l’intervento previsto e chiede in proposito quale siano le iniziative e le azioni che il Parco marino ha posto in essere unitamente al comune di Acquappesa per tutelare l’area, e se la realizzazione dell’intervento sia supportata da apposita valutazione di impatto ambientale. È notorio, infatti, che causa dell’erosione sono la cementificazione della costa e il massiccio prelevamento di materiale sabbioso dai corsi d’acqua. A monte, dunque, nulla si fa. Anzi ancora oggi si continuano a costruire piccoli e grandi porti turistici in ogni dove, da Amantea a Paola, da Diamante a Scalea, facendo altro che modificare le correnti marine che accelerano i fenomeni delle mareggiate. Le barriere in questione, oltre a non garantire il risultato, rischiano influire negativamente sugli equilibri delle altre zone costiere. Quello che occorre, al contrario, è un’azione concertata tra i Comuni per la salvaguardia del territorio, anche nell’ottica del turismo.
Per questo Legambiente chiede che si blocchino i lavori sulla spiaggia intorno allo “Scoglio della Regina” e che si riveda il progetto in modo da non provocare danni alla costa tirrenica, nella speranza che nel prossimo immediato si facciano altri interventi atti a garantire i rischi idrogeologici e di erosione della costa.
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