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Torneranno i fucarazz, la fiaccolata, i ritrovi negli slarghi e nelle strade, tra i vutant del centro storico e le case tra i cuzzi. Una devozione intima e singolare, di popolo, che rappresenta la comunità intera di Saracena che dopo gli anni di pandemia e la forma ridotta dello scorso anno torna, domani 19 febbraio, a celebrare il santo patrono San Leone.
Una festa unica nel suo genere, che fonde identità e storia, devozione e spiritualità, musica e folklore, cibo e vino, in un mix ammaliante e travolgente che diventa una festa identitaria e un forte attrattore culturale e antropologico. Solo la pandemia ha fermato questa esperienza di popolo che oggi ritorna nello stile tradizionale e raccoglie Saracena attorno alla chiesa di San Leone vescovo e la dissemina poi nei vari punti della città dove il popolo fa festa insieme ai tanti turisti, curiosi e appassionati di identità popolare che arrivano da ogni dove per immergersi nel fascino della festa di San Leone.
«Saracena ritorna a fare festa dunque, come si conviene per il santo patrono San Leone. Inutile dire quanto ci sia mancata questa esperienza collettiva che per noi è un pezzo identitario straordinario del nostro essere saracenari. Tornare a celebrarla nella misura in cui siamo abituati da sempre è un motivo doppio di gioia. San Leone ha con il popolo di Saracena – ha commentato il sindaco, Renzo Russo – un legame indissolubile che nei secoli si è consolidato tra fede e ritualità che bisogna venire a vivere in prima persona – ha aggiunto invitando tutti a partecipare – per coglierne la vera e intima essenza».
«La festa di San Leone – ha concluso il sindaco, Renzo Russo – è parte del nostro patrimonio culturale e tradizionale, è testimonianza vera del legame profondo di un popolo con la sua storia e la sua intimità più verace e profonda che diventa patrimonio condiviso».
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