San Marco Argentano (CS), parte il progetto “Il profumo di Caterina” a favore della cultura della donazione

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comune san marco argentano

L’amministrazione comunale di San Marco Argentano, sempre in prima linea nell’attuazione di azioni positive per la propria popolazione, attraverso la sua quotidiana azione politica e culturale vuole imprimere un maggiore significato al valore della vita. “Con l’apporto di molte componenti sociali e civili presenti nella nostra splendida cittadina – riferisce in una nota la presidente del consiglio comunale Leonilda Artusi – abbiamo deciso di intraprendere un cammino di sensibilizzazione e informazione dell’opinione pubblica sammarchese per aderire nella formulazione di scelte d’amore puro che possano salvare altre vite umane”.

Una lunga serie di iniziative sono state discusse nel corso di un incontro promosso dalla Commissione Pari Opportunità del comune normanno, presieduta dalla stessa Artusi. Le azioni che si promuoveranno, tutte volte ad una maggiore diffusione della cultura della donazione, sono contenute all’interno di un preciso progetto di divulgazione denominato “Il profumo di Caterina”, in ricordo di una giovane sammarchese scomparsa prematuramente a causa della leucemia. Nel corso della riunione è stato anche predisposto un comitato organizzativo di cui Wilma Giovane, medico di base e primo dottore donna nella storia di San Marco Argentano, è stata nominata all’unanimità presidente. Della compagine, che sosterrà la Commissione Pari Opporunità nella sua azione di sensibilizzazione, fanno parte: Carmelina Acciardi, presidente della locale sezione del CIF, cui sono state assegnate le funzioni di vicepresidente; il responsabile dell’ufficio staff del sindaco di San Marco Argentano, Valerio Caparelli, e Paolo Cristofaro, in rappresentanza dei giovani sammarchesi, entrambi nella qualità di componenti del gruppo di lavoro.

Il primo impegno preso dal comitato consiste nell’organizzazione di un convegno che illustri la possibilità per le partorienti di poter donare il proprio cordone ombelicale. “Fino a poco tempo fa – ha spiegato ai presenti la dottoressa Wilma Giovane – il sangue del cordone ombelicale veniva solitamente eliminato durante la fase di espulsione della placenta, che si verifica subito dopo il parto, perdendo così una buona opportunità. Studi recenti, invece, hanno dimostrato che il sangue contenuto nel cordone ombelicale e nella placenta è ricchissimo di cellule preziose, dette cellule staminali emopoietiche, peraltro presenti anche nel midollo osseo, che sono preposte a formare gli elementi corpuscolari del sangue: ovvero, i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Per la cura della leucemia, ad esempio, le cellule staminali placentari sono preziosissime, perché trapiantandole si può ripristinare la funzione del midollo osseo. Ecco perché è necessario utilizzare il sangue del cordone ombelicale: per donarlo a chi ne ha bisogno”.

Oltretutto, donare il sangue del cordone ombelicale è un procedimento molto semplice che non comporta alcun rischio, né per la mamma né per il nascituro, dato che il prelievo del sangue placentare avviene quando il cordone ombelicale è già stato reciso. Subito dopo la nascita, infatti, il cordone ombelicale viene pinzato in due punti e reciso. A quel punto, il neonato viene staccato, accudito normalmente e sottoposto ai controlli di prassi. Nel frattempo, un operatore esperto preleva con un ago dalla vena ombelicale il sangue rimasto nel cordone e nella placenta, raccogliendolo in una sacca sterile. L’unità raccolta, in breve tempo, viene trasportata presso la banca di sangue placentare, dove si analizza e controlla. Se è valutata idonea, viene congelata e conservata in azoto liquido a -196°, in attesa di richiesta da parte dei Centri Trapianto.

Importante, quindi, sottolineare che la donazione del sangue ombelicale ha il vantaggio di non causare alcun rischio per chi lo dona e può essere prelevato e conservato anche per molti anni, in modo da essere sempre disponibile al momento del trapianto di midollo osseo.

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Author: Consuelo

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