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L’Amministrazione Comunale di San Donato di Ninea (CS), con il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Cosenza, dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, della Comunità Montana Delle Valli-Media Valle Crati e del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, ha organizzato la “I Sagra del Cinghiale”.
L’evento si svolgerà nei prossimi sabato 14 e domenica 15 gennaio con degustazioni di prodotti tipici enogastronomici a base di carne di cinghiale, un’interessante tavola rotonda e gli immancabili spettacoli folkloristici.
“Vogliamo attivare un percorso di analisi e promozione culturale circa la presenza dei cinghiali sul nostro territorio: certamente folta e pericolosa per l’ambiente ma che può anche rappresentare una grande opportunità per l’economia locale”. Ad annunciare le motivazioni che risiedono nel progetto di rilettura della presenza del cinghiale nelle montagne di San Donato di Ninea (CS), nonché di molte altre aree montane del Parco Nazionale Pollino, è stato il sindaco Francesco De Rose.
“Non possiamo non prendere atto che recenti analisi svolte da questa amministrazione sull’assetto del nostro comprensorio sono alquanto allarmanti. Diversi indicatori sociali ed economici riportano i valori tipici di questo territorio in via di progressivo degrado. Tra tutti, un notevole rilievo lo riveste il dato critico sulla disoccupazione che raggiunge nel settore giovanile i valori più allarmanti. Ed è stridente quanto paradossale che a tale situazione socio-economica si contrapponga una grande ricchezza di tradizioni e di cultura, con la presenza di un grosso capitale naturale da cui attingere in termini di sviluppo sostenibile e integrato”.
Per queste ragioni, oltre ad un nuovo piano di rilancio commerciale della castagna tipica locale e dei prodotti che ne derivano dalla sua lavorazione, l’Amministrazione Comunale ha deciso di rivolgere la propria attenzione ad un’altra potenziale risorsa del suo patrimonio naturale: il cinghiale. Ad oggi, la maggior parte della carne di questo animale selvatico, tranne motivate eccezioni per alcune regioni d’Italia, proviene principalmente dall’Austria o da altre regioni dell’Est europeo e il suo uso è destinato esclusivamente alla ristorazione e alla commercializzazione di prodotti derivati.
In Calabria, invece, e in particolare nella provincia di Cosenza, si sente parlare soprattutto della sovrappopolazione dei cinghiali e dei danni che questi animali producono all’ambiente. Una preoccupazione legittima e da non sottovalutare ma che, prima di utilizzare l’abbattimento dei capi come unico sistema per controllarne la presenza sui vari territori, richiederebbe l’approfondimento di altre possibili stime.
“Valutando le esperienze positive di altre aree – prosegue il Sindaco – abbiamo compreso come sia necessario cambiare la politica di gestione della specie e promuovere subito la realizzazione di una filiera del cinghiale, mirata alla produzione e alla commercializzazione di prodotti tipici locali confezionati con le carni dei capi abbattuti durante il selecontrollo e con carne di maiali nostrani provenienti da allevamenti locali. Siamo certi che da questa nuova visione del problema ne potrà conseguire un’importante attività imprenditoriale per il nostro paese“.
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