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San Basile, piccolo centro del cosentino posto alle falde del monte Pollino, continua a celebrare i suoi 500 anni di gloriosa storia anche grazie all’impegno della sua attivissima popolazione, sempre propositiva anche rispetto all’organizzazione di importanti eventi di approfondimento delle proprie tradizioni culturali e religiose.
Nella suggestiva cornice della sala convegni del monastero di Santa Maria Odigitria, affollata in ogni ordine di posti, si è tenuto il convegno “Chiesa e Gjitonia nella realtà arbëreshe”, organizzato dalla locale parrocchia di San Giovanni Battista e dall’associazione sportiva San Basile. La conferenza si è aperta con i saluti dei due organizzatori, Antonio Tango e Papa’s Basilio Blaiotta, che hanno introdotto i successivi lavori parlando della duplicità che vede combinate la chiesa e lo spazio aperto dei cortili come un unico elemento di ritrovo in cui si snodano da sempre i rapporti sociali delle comunità arbëreshe.
Illuminante e ampiamente descrittivo l’intervento del prof. Attilio Vaccaro, docente di Storia della Calabria medioevale presso l’Università della Calabria, che ha riportato un dettagliato excursus storico della storia della Chiesa dalla seconda metà del Quattrocento ad oggi. La seconda parte della sua relazione si è invece basata sui contenuti sociali e architettonici della gjitonia, punto nevralgico della comunità albanese, con la sua struttura semicircolare che si affacciava sulla piazzetta principale.
Ha suscitato grande interesse anche l’intervento del prof. Pasquale Nicoletti che ha parlato del ruolo della donna nella comunità arbëreshe e del suo ruolo primario nel contesto sociale della gjitonia. Conclusione di colore con i detti e le metafore dello studioso Tonino Panajotis Ferrari, di cui segnaliamo tra tutti l’espressione tipica “il vicino è più del fratello”. Da segnalare la presenza di autorità politiche e amministrative locali, tra cui spiccava quella del consigliere provinciale Biagio Diana, e dell’assessore della locale Comunità Montana, Francesco Carbone, entrambi soddisfatti di aver potuto assistere ad un convegno tanto singolare e appassionante.
Inatteso ed enigmatico anche l’intervento del primo cittadino della piccola comunità arbëreshe, Vincenzo Tamburi, che ha auspicato altri momenti culturali di tale levatura per sottolineare l’importanza delle tradizioni storiche e culturali della propria comunità. Questi in sintesi gli elementi distintivi del convegno sulla gjitonia. Locazione che, oltre a scambi di natura comunicativa e associativa, ne promuove altri che rafforzano i vincoli sociali di una comunità. Ed è proprio nella gjitonia, ma forse sarebbe meglio dire era nella gjitonia, che viene trasmesso il patrimonio orale da una generazione all’altra e che avvengono gli scambi di beni e di prestazioni secondo il valore d’uso.
E allora, così per come è emerso dai lavori della conferenza, la gjitonia dovrà rappresentare anche nei tempi moderni il locus della cultura arbëreshe e rafforzare il suo profondo senso di appartenenza e di trasferimento del sapere.
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