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Il difficile equilibrio tra la lotta al terrorismo internazionale e la tutela dei diritti umani da una parte e quello tra libertà di stampa, laicità e lobbying dall’altra, sarà al centro di un dibattito, che si annuncia interessante e vivace, tra la Presidente del Tribunale di Castrovillari Caterina CHIARAVALLOTI, il Direttore del Corriere di Calabria Paolo POLLICHIENI e la giornalista della redazione nazionale di France 3 Nathalie PEREZ, ospiti oggi, VENERDI’ 13 FEBBRAIO, alle Ore 17.30, nella Sala Rossa di Palazzo San Bernardino nel Centro Storico di Rossano.
All’evento, promosso dal settimanale “L’Eco dello Jonio” in occasione del suo primo anniversario, patrocinato dal Comune di Rossano, parteciperanno anche i sindaci dei comuni del territorio.
Il recente attentato terroristico al settimanale satirico parigino Charlie Hebdo sarà il punto di partenza di un confronto a 360 gradi tra gli ospiti, moderati e provocati da Lenin MONTESANTO ed il pubblico.
Nell’ultimo decennio – anticipa Caterina CHIARAVALLOTI, esperta di terrorismo e diritti umani – pochi temi hanno attratto l’attenzione della dottrina e della prassi internazionale come quello della tutela dei diritti umani nella lotta al terrorismo. Non si registra tuttavia uniformità di vedute su quale valore debba prevalere in caso d’insanabile conflitto nella lotta al terrorismo tra sicurezza degli individui e tutela dei diritti umani. Da un lato – spiega – è diffusa la convinzione che, in un’ottica di emergenza, la tutela dei diritti umani possa essere sacrificata alle esigenze di sicurezza nella lotta al terrorismo. Secondo altri, dal momento che tra i diritti umani rientra quello di essere protetto contro la violenza altrui, anche di tipo terroristico soprattutto quando gli atti terroristici attentano alla vita degli individui, gli Stati dovrebbero valutare caso per caso. Altri ancora – va avanti – sostengono che la violazione dei diritti umani da parte delle autorità preposte alla lotta al terrorismo, anche se apparentemente giustificata dallo scopo di contrastarlo, potrebbe creare ulteriori ragioni di tensione idonee a produrre di per sé atti di terrorismo: e dunque gli Stati dovrebbero sempre tenere comportamenti in linea con la tutela dei diritti umani, a prescindere dalle questioni di sicurezza.
E’ evidente – continua – che di fronte ad un’emergenza eccezionale di carattere globale quale l’esplodere del terrorismo internazionale il sistema ONU abbia fatto ricorso a tutte le risorse disponibili. Nel fare ciò tuttavia il Consiglio di Sicurezza ha dimostrato la propria capacità di reazione ma anche alcune debolezze. Da un lato, con l’adozione di risoluzioni, è stato capace di imporre, secondo quanto solitamente avviene soltanto in seguito all’adesione a un trattato internazionale, una serie di obblighi a tutti gli Stati membri; dall’altro, nel realizzare un sistema destinato a incidere su diritti e libertà fondamentali non ha inizialmente considerato tali effetti sugli individui e non ha approntato un adeguato sistema di garanzie. Quando è stato obbligato dalle circostanze a ritornare sulle proprie decisioni non ha potuto che constatare che i propri atti avevano prodotto una serie di conseguenze alle quali non era possibile porre effettivamente rimedio. Da qui – conclude laCHIARAVALLOTI – un’affannosa ricerca di modifiche al sistema attraverso l’adozione di diverse risoluzioni che non sono tuttavia risultate idonee a superare le incongruenze e le violazioni di alcuni diritti e libertà fondamentali rispetto ai destinatari dei provvedimenti del Consiglio e dei suoi organi sussidiari.
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