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Il Tribunale monocratico di Rossano, giudice dott. Enrico D’alfonso, ha assolto la cinquantaduenne rossanese I.M.C. , difesa dagli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena, dai reati di truffa aggravata e falso aggravato.
La donna era stata deferita presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Rossano perchè con artifizi e raggiri consistiti nella sottoscrizione dell’autocertificazione , inducendo in errore l’ASL n. 3 di Rossano nella persona del funzionario incaricato dal centro unico prenotazione, si procurava l’ingiusto profitto di € 36,20 , pari alla quota di partecipazione alla spesa sanitaria di sua competenza con egual danno per l’ Azienda; inoltre, al fine di eseguire il reato di truffa e conseguirne il profitto, nell’autocertificazione del diritto all’esenzione del pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria, sottoscritta a tergo di una ricetta medica relativa all’ ecografia addominale, attestava falsamente di essere disoccupata e di appartenere ad un nucleo familiare con un reddito complessivo, riferito all’anno precedente inferiore ad e 8.263,31 , incrementato fino ad € 11.362,05
in presenza del coniuge e di ulteriore € 516,46 per ogni figlio a carico, perciò fatti dei quali l’atto medesimo era destinato a provare la verità , mentre in realtà, è risultata nubile e per l’anno di riferimento aveva percepito redditi per € 22.976,00. (All’udienza dibattimentale la donna risultava assistita e difesa dagli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena, entrambi del Foro di Rossano, che in via preliminare avanzavano al giudicante di emettere pronuncia assolutoria perché il fatto non è previsto dalla legge come reato bensì di inquadrarlo come mero illecito amministrativo; Gli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena a rafforzamento della tesi
difensiva sostenuta citavano il precedente giurisprudenziale della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 16 dicembre 2010 ove il fatto non è previsto dalla legge come reato.
Il Pubblico Ministero, Dott.ssa Maria Grazia Caliò, si associava alla tesi difensiva degli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena ed il Giudice l’accoglieva pienamente assolvendo la donna dai reati di cui era accusata.
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