Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” su proposta inceneritore a Cosenza

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Rete Difesa del Territorio - F. Nisticò

Puntuale come l’IVA, d’estate, in Calabria, piovono accesi dibattiti su come “risolvere” l’annoso e sempre più drammatico problema dello smaltimento dei rifiuti.
Inutile dire che i più attivi si rivelano essere i politici nostrani (il termine “Classe Dirigente” appare francamente eccessivo) che, da proposte più o meno strampalate e demagogiche sperano di ottenere se
non la soluzione del problema, almeno un pò di sana esposizione mediatica.

Non fa eccezione il dinamico e giovane neo-sindaco di Cosenza, Occhiuto, che gioca a rincorrersi con un non più tanto giovane ex sindaco – di Rende – Principe, su chi lo propone più bello e più grosso. Cosa? Ma quel toccasana dell’inceneritore, magari camuffato e abbellito dalla parola (sconosciuta fuori dall’Italia!) di termovalorizzatore.

Sembrano trascorsi invano i tanti anni che hanno visto Associazioni, Comitati, Cittadini protagonisti di battaglie contro questi mostri “succhiasoldi” e “succhia salute”, bloccando nella provincia di Cosenza il devastante progetto di smaltimento redatto dall’Ufficio del Commissario e dando così alla provincia una nuova possibilità per varare finalmente un piano rispettoso degli interessi economici di popolazioni e Amministrazioni, nonché del loro diritto alla salute.

La lezione di partecipazione democratica popolare dei referendum dello scorso 12 e 13 giugno a favore della ripubblicizzazione dell’acqua e di tutti i servizi pubblici locali e contro il nucleare sembra essere già stata dimenticata da chi vuole decidere al posto e contro il volere dei cittadini.
Il sindaco-architetto cosentino, disorientato forse dal suo vorticoso peregrinare professionale, ancorché costellato, pare, di brillanti ed esotici successi, ha probabilmente confuso, nell’offrire le sue inquietanti tesi pro-incenerimento, obsolete e inattuali soluzioni asiatiche con quelle praticate nelle nazioni più avanzate. Tesi inaccettabili, seppur impreziosite da concetti a noi cari ed a lui comunque estranei, come il risparmio di suolo e la tutela del territorio, concetti messi a rischio anche dalle costose discariche e dalle fantomatiche “cittadelle energetiche” tanto amate dall’Orlandino, Signore di Castrolibero, Il tutto in palese contrasto con le “best pratics” (migliori soluzioni) suggerite dai maggiori esperti internazionali del settore, soprattutto per il loro minore impatto ambientale.

In Europa, come negli altri Continenti, in città con un numero di abitanti paragonabile o di molto
superiore a quello dell’intera Calabria (San Francisco negli Usa, Camberra in Australia) così come in piccoli comuni italiani come Capannori (46000 abitanti) e la nostra Saracena (5000 a.), si attua in maniera sempre più diffusa un esemplare, ma soprattutto efficace, modello organizzativo che coniuga la soluzione del problema-rifiuti (ma sul serio!) con vantaggi per Amministrazione e Amministrati. La politica “verso i rifiuti zero”, infatti,  basata su una efficace diminuzione della produzione dei rifiuti e sulla loro raccolta domiciliare porta a porta spinta si è rivelata vincente.

Il principio, responsabilizzante, di tassare i cittadini in proporzione ai rifiuti prodotti, e non in base alla superficie degli immobili, contribuisce a salvaguardare salute e portafoglio. Salute e portafoglio che hanno negli inceneritori acerrimi nemici.
E, se da un lato i nostri politici sembrano non recepire queste fruttuose esperienze nazionali e internazionali, ugualmente impermeabili si mostrano alle esperienze negative della nostra (e loro!) stessa regione, la cui cronaca (assai nera, purtroppo, vedi i guasti provocati dall’inceneritore di Settimo!) di questi anni, parla di allarmante degrado ambientale, rischi per la salute, prepotente presenza della criminalità organizzata, il tutto strettamente connesso con errati sistemi di smaltimento dei rifiuti, basati sulle peggiori opzioni di smaltimento possibili -come definito dalla stessa UE- discariche di indifferenziato e incenerimento.

Un ulteriore, grottesco aspetto di questa corsa a chi lo fa più grande e più bello, l’inceneritore, e che solleva anche pesanti dubbi non solo sulla sua presunta utilità ma anche sulle reali motivazioni dei suoi “supporters” è rappresentato proprio dall’inceneritore di Gioia Tauro che funziona a regime ridotto anche prima del suo raddoppio, proprio per mancanza di combustibile (CDR). Niente paura, però, a Napoli e zone limitrofe ne hanno una tale eccedenza…
Come sostengono qualificati oncologi, ematologi, pediatri, da Patrizia Gentilini, al calabrese Ferdinando Laghi, di ISDE Italia, a Ernesto Burgio, Presidente del Comitato Scientifico Internazionale dell’ISDE, sulla base della letteratura scientifica internazionale più accreditata, i gravi rischi per la salute nelle popolazioni residenti in aree limitrofe a un inceneritore appaiono incontestabili. E, come già ricordato, al danno per la salute si associa la beffa dei costi elevatissimi per i cittadini (ma lauti guadagni per pochi speculatori).

E gli inceneritori si rivelano una scelta sbagliata anche per risolvere uno dei classici problemi per i quali vengono invocati a gran voce: quello delle “discariche in esaurimento“. Le ceneri prodotte nel processo di combustione (circa il 30 % dei rifiuti bruciati), e da esso rese tossiche, richiedono, per il loro smaltimento, costose discariche speciali per rifiuti pericolosi.
In definitiva, dunque, gli inceneritori sono costosissimi, richiedono lunghi anni per essere costruiti ed emettono sostanze cancerogene; al contrario, la politica “rifiuti zero” è praticabile fin da subito, economica ed efficace. Peccato però che venga così ostinatamente ignorata, anzi avversata, da chi nei rifiuti vede probabilmente non un problema da risolvere, tutelando gli interessi delle popolazioni, ma un’occasione da sfruttare per arricchimenti più o meno leciti. Magari invocando periodicamente emergenze create ad arte o addirittura del tutto assenti.

E’ il tempo, crediamo, delle scelte responsabili. La parte sana della politica e delle istituzioni,  dovrebbero lavorare insieme ai comitati e alle organizzazioni sociali, ricchi di esperienze e competenze preziose, per affrontare seriamente il tema della sostenibilità, modificando i comportamenti, limitando al massimo e sempre più sia lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati sia il consumo di materie prime, favorendo gli acquisti verdi, il consumo dei prodotti del territorio e la  differenziazione degli scarti attraverso progetti innovativi che coinvolgano attivamente la cittadinanza. Noi di RdT siamo pronti a dare, su questi temi, il nostro contributo. Con proposte e con il confronto, in qualsiasi momento, pubblicamente, con gli amministratori locali.

Per tutti questi motivi, e per chiedere la fine del disastroso e interminabile commissariamento regionale nel settore dello smaltimento dei rifiuti. il prossimo 8 ottobre manifesteremo a Crotone. Un appuntamento per il quale chiediamo il sostegno delle organizzazioni sociali e degli amministratori
calabresi più sensibili, nonché quello di tutti i cittadini che vorranno in prima persona tutelare i propri diritti.

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Author: Cristina

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