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Quando guardiamo le notizie al telegiornale di eventi naturali, li vediamo sempre lontani e pensiamo che a noi non possa mai capitare. Invece chi si è affacciato l’altra mattina a Rende ha avuto la possibilità di vedere la notizia dal vivo. Basti pensare che fino a pochi anni fà, nei pressi dell’hotel Majorana era aperta campagna e ospitava il letto di un fiume torrentizio.
Per anni ci sono state già delle avvisaglie, nella zona, con tombini divelti e fontane di acqua e fango. Cosa fare quindi per proteggere le nostre case e i nostri beni da questa piaga che si è presentata nella nostra città? Bisogna uscire dalla logica che la prevenzione del rischio idrogeologico debba passare solo attraverso interventi strutturali e opere di messa in sicurezza.
È infatti ancora oggi opinione largamente diffusa che la tutela della naturalità dei corsi d’acqua sia un obiettivo auspicabile in sé, ma purtroppo in conflitto con quello della sicurezza idraulica.
Una convinzione profondamente errata, ma solidamente fondata sull’esperienza: pulizie fluviali, argini, rettifiche o escavazioni, infatti, riducono effettivamente il rischio idraulico nel tratto d’intervento, ma aumentando l’illusione che basta estendere gli interventi per garantire la sicurezza idraulica. Spesso si pianificano gli interventi per ottenere una effettiva riduzione del rischio locale, senza rendersi conto che il più delle volte il rischio non viene proprio eliminato.
In primo luogo, è importante costruire nel rispetto delle leggi, dell’ambiente circostante e sopratutto di buon senso. Quindi, bisognerebbe escogitare soluzioni durevoli e sostenibili. Per prevenire i danni causati dall’acqua, si potrebbero usare tecniche e strategie ispirate direttamente da Madre Natura.
Il punto di partenza del ragionamento è una constatazione molto disarmante nella sua semplicità: gli insediamenti urbani troppo spesso stravolgono i paesaggi, eliminando anche quegli elementi naturali che potrebbero aiutare ad impedire o, quanto meno, a contenere esondazioni e alluvioni.
Una soluzione pratica è proprio quella di imitare Madre Natura, piantando alberi, deviando in modo non traumatico il corso dei torrenti e non interrandoli creando altri problemi e si potrebbero ricavare argini e piccole dighe dai detriti di legno, in modo da rinforzare il suolo per poter combattere l’inesorabile e irrefrenabile erosione del terreno e contenere il più possibile la forze straripante delle acque. Speriamo solo che non dobbiamo,come al solito aspettare il fatto eclatante per poter intervenire e risolvere il problema e non tamponare con la speranza che vada “sempre” tutto bene.
Nicola Maranzano
Presidente circolo FLI Rende
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