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Chi entra e chi esce, chi parla e chi ride, chi scherza, chi saluta, chi arriva in ritardo e chi va via, chi manipola l’ipod, chi messaggia, chi sfoglia giornali, chi sorseggia acqua minerale; ma che siamo al bar…? Manco per scherzi, è solo una seduta del Consiglio Regionale Calabrese.
Nell’aula semivuota per le numerose assenze, solo qualcuno, rimane silente ed in ascolto dell’Onorevole collega Consigliere che parla, grida e si sbraccia, ma chi lo sente !!!
Solo fastidioso brusio nella generale indifferenza; lo stesso Onorevole Consigliere un volta concluso il suo intervento, riserva pari trattamento al successivo iscritto a parlare, a ripagarlo con ugual moneta ed inizia a far come tutti, a restituir pan per focaccia.
Panta rei, e si va avanti per minuti, per ore, in una aberrante normalità, ed i problemi rimangono.
Ho partecipato quale componente del Comitato Civico a difesa dell’Ospedale di Praia a Mare al Consiglio Regionale del 18 novembre, doveva essere una seduta importante con all’ordine del giorno una tematica delicata e molto sentita quale la Sanità che tanto subbuglio ha generato e continua a fare in ogni angolo del territorio regionale.
E’ risaputo che è finita male perché sospesa, ripresa e poi rinviata, pochi sanno però che si è svolta peggio.
Bisbiglio e disinteresse quasi totale se escludiamo un nugolo di pochi attenti e partecipativi, nessuna differenza tra destra, sinistra o centro, atteggiamento bipartisan e trasversale che tanto sarebbe utile per tutti, non nell’indolenza, ma nella pervicacia ed intraprendenza nell’affrontare e risolvere annose questioni di questa difficile terra.
Sedute come queste rendono concreto l’abisso che separa la politica, questa politica, dalle necessità dei cittadini.
In quel luogo autorevole ognuno se la canta e se la suona per fatti propri incurante di ciò che dovrebbe rappresentare; sensazioni di avvilente impotenza che spiegano la nostra storia più di qualsiasi narrazione e qualcuno tra il pubblico sussurrava sommessamente: che vergogna!
Eppure l’inizio lasciava presagire il meglio, un rigore dettato dal decoro e rispetto dovuto alla maggiore sede istituzionale della Calabria, il cortese ma guardingo personale di controllo ci avvisava che senza cravatta non si entra!!!
Ahinoi, con il “compagno di sventura” Mariano Bianchi Sindaco di Trebisacce rischiavamo di rimanere fuori, solo la disponibilità di un previdente Consigliere che portava con sé due cravatte di riserva, ci ha tolto dall’imbarazzo consentendoci l’accesso.
Passi l’abbigliamento adeguato e decoroso e passi anche la cravatta, ritengo però che il valore del luogo, il pregio ed autorevolezza delle Istituzioni, si conferma, rispetta ed esalta attraverso comportamenti esemplari dei rappresentanti del popolo, ma questi, anche con la cravatta, lasciano molto a desiderare, senza ritegno e senza che nessuno gli vieti l’ingresso.
Ricchi nelle forme, poveri e straccioni nella sostanza, è questa la Calabria?
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