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Chi baratta e cosa non è ancora chiaro ma lo scopriremo nelle prossime settimane e mesi, di certo la pseudo riforma dell’afor e la soppressione delle comunità montane mette in gioco ed a rischio l’intero patrimonio boschivo, naturalistico e montano della Calabria.
È un giochetto che interessa l’80% del territorio regionale che con un bliz, o meglio sarebbe definirlo “inciucio nostrano”, Pdl, Udc e Pd hanno concordemente confezionato.
Qui di politica c’è molto poco, questi partiti sono ormai scatole vuote, nessuna argomentazione ne spiegazione ne coinvolgimento delle vaste aree interessate, solo singole e personali posizioni e decisioni di onorevoli consiglieri spesso molto lontani dal guardare oltre il proprio ombelico.
Desta quindi perplessità e scalpore che il maggior partito di opposizione, di punto in bianco, approvi una legge che ha sempre avversato.
Perché? Quali interessi vengono coltivati e tutelati? Cosa può giustificare l’atteggiamento remissivo e quasi succube di esponenti politici di opposizione nei confronti di ciò che doveva essere una riforma importante di settori delicati e nevralgici per l’economia e lo sviluppo regionale?
Che le comunità montane avessero bisogno di una rimodulazione e riforma è fuori da ogni dubbio ma altra cosa è cancellare del tutto le prerogative di territori montani e periferici.
La fretta di chiudere al più presto e ad ogni costo ha partorito una legge fuori da ogni regola che come opportunamente fatto notare durante i lavori dell’Assemblea Regionale dal consigliere Mario Franchino unico del Pd che ha votato contro, ha creato qualche imbarazzo anche nel presidente dell’assemblea consiliare.
Infatti pare che,
– la proposta di legge per l’istituzione dell’azienda regionale non sia stata discussa ne licenziata da alcuna commissione;
– il progetto di legge non sia conforme a quanto previsto dallo stesso statuto regionale;
– non sia stato acquisito il parere obbligatorio del Consiglio regionale delle autonomie locali;
ed il tutto sarebbe stato superato semplicemente ed irresponsabilmente da una condivisione nella conferenza dei capigruppo che però non sana l’irregolarità per il mancato rispetto della procedura.
Aldilà dell’aspetto tecnico pur importante a salvaguardia del principio di regolarità e legalità è da evidenziare come si continui a legiferare senza riformare ed innovare e soprattutto senza alcuna condivisione dei territori inconsapevolmente coinvolti ma contro gli stessi e contro i cittadini.
È la conferma di quanto questa politica sia lontana dalle problematiche stringenti delle zone montane e periferiche e di quanto gli stessi consiglieri non conoscono territori ed abitanti.
La regione ed il sistema consociativo di partiti e sindacati, dopo aver espoliato le estreme periferie, specie del nord Calabria dal tirreno allo ionio, privandole dell’assistenza sanitaria, continua e persevera nell’impoverimento di ulteriori servizi a gestione diretta locale determinando ulteriore abbandono e spopolamento, il tutto in nome di un anacronistico centralismo che vanifica ogni sforzo ed investimento di chi quotidianamente abita e vive tali realtà.
È un’altra brutta pagina contro i calabresi, auspichiamo che sindaci, amministratori locali e chiunque in ogni angolo non considerato da chi ha votato questa legge, facciano sentire con forza la disapprovazione e condanna per chi decide sulla testa di tutti secondo l’esclusivo metro della propria convenienza elettorale e clientelare.
Raffaele Papa
Coord. Prov. MpA Cs
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