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Dicono che voglia andare a Roma, meglio forse, di certo molti di quelli che con bulgaro consenso l’hanno voluto Presidente non verseranno assai lacrime, le stanno già consumando per ciò che ha fatto in alcuni settori e per l’indifferenza che dimostra in altri.
Del resto il tempo passa e le speranze che il giovane Governatore della riscossa potesse risollevare le pessime condizioni della Calabria si affievoliscono.
Giovane di età ma vecchio di politica potrebbe dire qualcuno e sta di fatto che in Regione poco o nulla è cambiato, ultima era ed ultima è rimasta.
Ciò che preoccupa, al di la di quanto non realizzato ad oggi, sono le premesse che non lasciano presagire grandi stravolgimenti, i proclami rimangono tali ed il sistema è quello di sempre.
Sanità, turismo, trasporti, depurazione, rifiuti, occupazione, crescita, sviluppo dimostrano l’evidente carenza di qualsiasi idea progettuale. La tipologia di “spartizione” dei PISL piani integrati di sviluppo locale ne sono l’esempio e chi vivrà vedrà.
L’allegra compagnia di Peppe, pronta sempre e comunque a far di lui scudo, non ha inciso in alcun modo nell’innescare una svolta radicale nel modo di intendere e di far politica; la concezione di sempre, quella che guarda ai potenti, agli apparati, agli amici; più che agli ultimi, ai deboli, ai cittadini comuni; l’esercizio del potere finalizzato al consenso e non a risolvere le tantissime emergenze.
È sempre la stessa vecchia e logora non politica che non innova, che non rompe schemi consunti, che non scrolla ne scrosta; che non accetta proposte ne critiche, che vede nemici dappertutto, la stampa, i media e coloro che pur riconoscendo lavoro e meriti hanno un’altra concezione e collocazione; dialogo con la società civile zero, specie quanto pongono problematiche stringenti e non strumentali.
Nonostante la quasi totale assenza di opposizione determinata, coesa e coerente, ciò che doveva essere lo tsunami Scopelliti, ha lasciato in piedi sprechi, sperperi, carrozzoni, poltrone e divani vari.
Come al solito a rimetterci sono coloro che da sempre contano poco, i Calabresi senza voce, specialmente i giovani senza futuro che continuano a cercarlo altrove.
Ha tagliato nella Sanità, ma solo virtualmente, ha eliminato la tutela per i molti, ha calpestato diritti sacrosanti, senza aver conseguito l’obiettivo prefissato ma creando caos e disorientamento, per il resto annunci tanti, costrutto poco.
La Sanitàil tallone d’Achille, paradigma del suo operare, sarà questo e non altro che lo porterà lontano dalla Calabria.
Ma soprattutto non è riuscito ad essere la bandiera di quel Sud che l’indifferenza del ceto politico italiano ha sempre abbandonato; quel Sud ingiustamente considerato coacervo di tutti i mali e zavorra nazionale.
Potrebbe forse riaversi, sulla via di Damasco, se fulminato dai persistenti aneliti dei terroni disillusi; dovrebbe però fermarsi a vederli ed ascoltarli come finora non ha fatto, sarebbe l’occasione della sua vita, ridare dopo 150 anni alla sua terra ed alla sua gente la dignità strappata; altro che pensare a Roma.
Diversamente il giorno nuovo della svolta è da rinviare ad altro tempo ed altra storia, rimane l’illusione del riscatto e tocca aspettare altri liberatori, se saranno come quelli visti rinunciamoci sin da ora. Occorre sempre più e con urgenza che ognuno diventi il liberatore di se stesso.
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