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IL territorio della provincia di Cosenza, specie quello periferico costiero e montano rischia seriamente di sprofondare ancora di più in uno stato di generale povertà.
Trattasi per lo più di zone afflitte da pluriennale disagio sociale ed economico che viene acuito dalla grave crisi congiunturale in atto.
Aumenta inoccupazione e disoccupazione con la costante emorragia di giovani che abbandonano radici ed affetti alla ricerca, sempre più difficile, di un lavoro in altre zone o all’estero.
Eppure, l’orizzonte ammirato dal Pollino o dalla Sila è infinito ed il mare contemplato dai tornanti di Acquappesa o dalla costa Sibarita è di un azzurro intenso e vigoroso;
ma inversamente proporzionale è l’attività politico istituzionale dei tanti che dondolano su poltrone di alto prezzo ed inoperose.
Finita e limitata, scarsa e flaccida quasi inesistente la volontà di portare o inventare il nuovo che provochi crescita e sviluppo.
Vince la rassegnazione che prima dei popoli è nei rappresentanti ripiegati su una scandalosa ordinarietà che pregiudica, danneggia e segna il fallimento su ogni fronte.
Degli annosi problemi nessuna soluzione o miglioramento, la politica regionale impelagata in questioni giudiziarie ed assessorati da rincorrere e tra sistemazioni di figli e figliastri, non manifesta alcuna capacità e intraprendenza se non acquisti o svendite di uomini e territori fondati su improbabili futuri investimenti.
I Partiti esistono sulla carta e per incassare il finanziamento pubblico, nessuna azione o progetto se non l’affarismo e la ricerca del potere a soddisfare mire personali o di pochi colonnelli.
Con disinvoltura estrema, senza ritegno e vergogna si passa da destra a sinistra, da sinistra a destra, centro e dappertutto, non esistono limiti; vi sono uomini che pur di non tradire, ideali, progetti politici, territorio e propria gente non hanno esitato a lasciare posti e benefici; ve ne sono altri affetti da poltronite acute che pur di mantenere o raggiungere l’agognata sedia, senza batter ciglio rinnegano e svendono se stessi e gli altri. Leonardo Sciascia docet, uomini, ominicchi, quaquaraqua.
La stagione estiva è alle porte, ossigeno per l’asfittica economia montana e marittima ma programmazione locale e territoriale prossima allo zero, depurazione in alto mare, nessuna iniziativa per lo smaltimento dei rifiuti, sistema dei trasporti peggiorato, assistenza sanitaria sfasciata in ogni dove, comunità montane isolate ed abbandonate.
La lodevole iniziativa di una Legge Regionale sugli impianti termali stroncata sul nascere, forse troppo importante per Cosenza e provincia che invece deve essere declassata a favore di altri scandalosi modelli, nel silenzio compiacente dei pur tanti uomini di palazzo che il popolo cosentino ha espresso.
Un panorama desolante, ma non può e non deve vincere l’apatia, è necessario uno scatto d’orgoglio che venga dal basso.
Che ben giungano quindi proposte ed azioni come il Movimento Alto Tirreno Calabria Autonoma, giovani che nell’esprimere tutto il loro disagio chiedono di poter contare, anziché essere contati, di portare aria nuova in quelle stanze del potere occupate da logori personaggi buoni per ogni stagione che han fatto dell’antipolitica il sistema.
Iniziativa da incoraggiare e sostenere perché ancora si possa credere che il domani avrà un futuro.
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