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È possibile avviare un processo di ricostruzione storica della cultura popolare della nostra terra da un punto di vista antropologico, etnografico e popolare? Attribuendo significato e valore – psicologico e sociale – alle imprecazioni locali – spesso bestemmie, nel lessico coriglianese “jastigne” – e tentando di abbandonare risposte dal sapore sintetico e semplificante?
Almeno nell’odierna società occidentale, secolarizzata e superficiale, l’imprecazione non è altro che un modo di dire. Usato senza pensare, abusato per essere “dentro al gruppo”, ripetuto per abitudine. Ma è sempre stato così? E in cosa consiste la bestemmia nella sensibilità comune? È solo un’imprecazione oscena o esistono bestemmie senza imprecazione, ma non meno blasfeme (battute ironiche, umorismo su argomenti sacri, ecc.)?
Da tali quesiti nasce e prende forma il libriccino “A JASTIGNA” scritto dal giornalista Fabio Pistoia, con la collaborazione di numerosi cittadini di Corigliano, che assomma, a mo’ di raccolta dei singoli modi di dire con relative traduzioni in lingua italiana, ben 130 imprecazioni popolari della città di Corigliano Calabro. La pubblicazione è stata stampata dalla “Grafosud” ed è arricchita da alcune splendide fotografie del dott. Carlo Caruso.
Dall’Introduzione dell’Autore: “Trattasi di raccolta di espressioni locali – alcune maggiormente conosciute, altre meno; alcune non più in uso, altre invece sopravvissute – tra il serio e il faceto, privilegiando le stesse rispetto ai consueti proverbi e detti. Non si tratta, certamente, di un inno alla “volgarità”, ma un modo, finora insolito in loco, per meglio comprendere – attraverso simili espressioni che appartengono, piaccia o no, al patrimonio cittadino – la storia, le tradizioni, i costumi, la lingua di una comunità, il vissuto di ciascuno di noi”. (…)
Dalla Storia, però, sappiamo anche che, spesso, la bestemmia si è imposta, come costume, proprio là dove il potere politico e il potere religioso erano coincidenti. Come dire che essa ha acquisito, talvolta, anche valenza di rivolta. La bestemmia può essere quella esplicita di Capaneo, il re di Tebe, ribelle a Giove, che Dante incontra nel XIV canto dell’Inferno, sotto una terribile pioggia di fuoco. Oppure quella di cui si parla nelle Scritture, nel passo in cui Mosè annuncia agli uomini la legge del taglione, che avrà validità “per il forestiero e per il nativo del paese”, allo stesso modo”.
La pubblicazione è in distribuzione a far data dal 6 febbraio 2012, a soli 5 euro. Per info: ajastigna@libero.it
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