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Prosegue la campagna di sensibilizzazione “NO BAVAGLIO AI CARABINIERI” promossa dal Partito Popolare Sicurezza e Difesa della Calabria, con l’obiettivo di denunciare pubblicamente i soprusi perpetrati ai danni dei Carabinieri ad opera degli stessi Comandi in cui operano.
Questa volta è toccato a due Carabinieri in servizio presso il Nucleo Radiomobile della Compagnia di Girifalco, denunciati dai loro Superiori alla Procura della Repubblica di Catanzaro e alla Procura Militare di Napoli per una semplice multa per “sosta in doppia fila”.
Una vicenda che ha dell’incredibile, specie poi se la contravvenzione è accettata serenamente dal suo trasgressore, ovvero senza che la impugnasse nelle sedi giudiziarie o amministrative più opportune.
A questo punto v’è da chiedersi se il Comando in questione non senta più vivo ed incessante il patriottico interesse all’osservanza delle norme del Codice della Strada!
Ma, al fine di cogliere i contorni paradossali dell’episodio, non si può prescindere dalla dinamica: i due Carabinieri, in servizio sul territorio di Girifalco, scorgono un’auto parcheggiata in doppia fila (l’unica), che impedisce il transito dei veicoli (compresa la stessa vettura della pattuglia); vanno così alla ricerca del trasgressore, che rinvengono in un bar e che identificano in una donna. A questo punto interviene il marito di lei, che pronuncia offese nei confronti dell’Arma dei Carabinieri, disturbando la quiete pubblica. Ai due militari, a questo punto, non rimane altro che procedere all’annotazione di Polizia Giudiziaria, nella quale descrivono l’accaduto.
Ma, dulcis in fundo, intervengono due testi “amici del trasgressore”, le cui dichiarazioni sono apparse sufficienti a mettere in moto la macchina giudiziaria, ma, questa volta, contro gli stessi tutori dell’ordine pubblico!
Questi i capi di imputazione mossi a carico dei due sfortunati Carabinieri: falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e calunnia.
Le indagini sono state condotte, in quella sede, dal Luogotenente Pasquale Mendicino il quale procedette all’estensione della CNR ai danni dei due sventurati Carabinieri.
A questo punto credo sia doveroso porsi una domanda: il Comando avrebbe dovuto prestare fede ai suoi sottoposti, valorizzando le loro affermazioni e conducendo le relative indagini in maniera approfondita e scrupolosa, oppure fermarsi alle testimonianze di due soggetti qualunque, anzi qualunque no, ma addirittura “amici del trasgressore”, e innestare un procedimento penale contro i suoi stessi subordinati?
Credo che la risposta sia ovvia.
Ritengo, pertanto, come Rappresentante Regionale del Ppsd, che tale vicenda abbia contribuito notevolmente a snaturare quelle che dovrebbero essere le reali funzioni della CNR, ossia della Comunicazione di Notizia di Reato, alla quale si ricorre, oramai, con estrema leggerezza e approssimazione, cosicché da “veicolo di sana denuncia” quale era, avvalorata da prove certe, sta divenendo via via uno spauracchio, vale a dire uno strumento ritorsivo nei confronti degli stessi custodi della legalità.
A tal proposito, non posso trascurare di rimarcare come l’uso improprio della CNR, scaturita, in questo caso, da un superficiale modus operandi del Comando di Girifalco valga a determinare, spontaneamente, una rilevante dissipazione delle risorse della Giustizia che vengono impiegate e fagocitate per combattere gli onesti cittadini, e che meriterebbero, invece, di essere canalizzate per la lotta alla vera criminalità.
Tutto questo, naturalmente, non fa altro che zavorrare la macchina della giustizia e, quindi, metastatizzare il tessuto del contesto giudiziario oltre ad alimentare il disagio, il malessere e lo sconcerto tra la collettività.
Il Ppsd si riserva, pertanto, di promuovere manifestazioni a sostegno dei due Carabinieri su tutto il territorio calabrese, al fine di impedire il ripetersi di simili vicende, che comportano la “violazione dei Diritti Umani”.
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