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Al via, il 31 luglio alle ore 21:30 in Piazza del Popolo a Paola, la V edizione della manifestazione letteraria “Un mare di libri. Per attraversare l’orizzonte della conoscenza”, patrocinata dal Comune e condotta dalla giornalista Rai Rosanna Cancellieri.
Anche quest’anno, partendo dalla presentazione di cinque importanti libri, si darà spazio al dibattito su temi di stretta attualità con professionisti del mondo giornalistico e accademico.
Il 31 luglio si discute di territorio e di bellezza violata da abusivismo e incuria con Andrea Garibaldi (Corriere della Sera), Giuseppe Salvaggiulo (La Stampa), autori de “La Colata” (ed. Chiarelettere) e l’antropologo Mauro Francesco Minervino, autore di “Statale 18” (Ed. Fandango).
Ci si interrogherà sulle opportunità di sviluppo in un Paese dominato dal partito del cemento, mentre sembra aprirsi uno spiraglio dopo l’importante decisione dell’Unione europea di dirottare altrove i finanziamenti stanziati per la costruzione del Ponte sullo Stretto.
La serata del 1 agosto sarà invece dedicata al racconto di storie di donne: dalla rappresentazione mediatica ad esistenze straordinarie dedicate alla scienza, dalla costruzione dell’immaginario sulle differenze di genere al vissuto delle donne migranti.
L’Italia è un paese per donne? Ne discuteranno l’antropologa Sandra Puccini, autrice di “Nude e crudi. Femminile e maschile nell’Italia di oggi”(Ed. Donzelli), la matematica Elisabetta Strickland, autrice di ““Scienziate d’Italia. 19 vite per la ricerca”, la giornalista Rai Annarosa Macrì, autrice di “Alì voleva volare” e la senatrice Antonella Bruno Ganeri.
Da “La colata”: “In Italia il territorio non è considerato come un patrimonio comune e fragile unico e prezioso, da manipolare con cura. E non è riconosciuto il diritto pubblico a pianificare insediamenti urbani vivibili e rispettosi dell’ambiente. La credibilità dello Stato è molto bassa, visto che governi di differente colore non sono stati capaci né di offrire case a sufficienza per chi è respinto dai prezzi del mercato, né di garantire legalità uguale per tutti.”
Da “Statale 18”: “[…] meglio il paesaggio con la mescola delle sue stranezze, i suoi orrori contemporanei. Se guardi oltre, tra il cielo e il mare, anche da questo balcone sgangherato si scopre che c’è qualcosa che redime, che offre uno spiraglio limpido di consolazione. I ruderi dell’antica filanda da cui sbuca l’oro del tramonto, una chiesetta sui monti in lontananza che sembra intoccata per miracolo, i resti di stalle e casupole contadine invase da rovi e sterpaglie fiorite”.
Da “Nude e crudi. Femminile e maschile nell’Italia di oggi”: “La donna, i suoi ruoli pubblici e privati, la sua condizione sembravano ormai fissati in un insieme di traguardi acquisiti – o almeno decorosamente raggiunti, specie per la classe media –, dai quali pareva impossibile tornare indietro. Sembrava anche che si fosse profondamente intaccata quella che è stata chiamata la “naturalizzazione delle scienza sociali” tra maschi e femmine e che si procedesse – pur con qualche difficoltà – lungo un percorso di progressivo apprezzamento delle specifiche diversità dl femminile. Dal lavoro alla partecipazione alle vicende politiche, dalla famiglia all’istruzione, dalla libertà di movimento e di scelta alla disinvoltura dei rapporti con gli uomini, pareva che le donne si muovessero verso posizioni sempre più solide e una presenza sempre più incisiva nella società.”
Da “Scienziate d’Italia”: “Per secoli le donne non hanno avuto accesso all’istruzione e ancora all’inizio del secolo scorso, in molti paesi europei, alle donne era precluso l’accesso alle università. Non meraviglia quindi che il numero delle donne scienziate nei diversi periodi storici risulti insignificante, se confrontato con quello degli uomini.
[…] Quando prevalgono l’ignoranza, il pregiudizio e l’ipocrisia del gioco fine a se stesso del potere, la questione di genere diventa la battaglia per riconoscere il merito della persona indipendentemente dall’essere una donna o un uomo.”
Da “Alì voleva volare”: “Io mi proclamo extracomunitaria ad honorem e la guarderò dalla finestra questa Italia nazionalista, arretrata, fuori dal mondo, passatista, spaventata, e, in una parola, antistorica. Con la certezza che i fenomeni antistorici sono condannati prima o poi dalla Storia, che ha cervello, ha gambe, ha braccia. Magari quelli degli immigrati, il dieci per cento, vivaddio, della popolazione di questo Paese, anime morte senza diritto di voto, ma pieni di energie assai più di noi e soprattutto più vicini ai bisogni primari: il pane, il lavoro, la casa. Se fossero loro a perdere la pazienza, a sfoderare quel po’ di lauree che hanno più di noi, quelle due o tre lingue che conoscono più di noi, se fossero loro a prendere l’iniziativa, a scendere in piazza e a indicarci come si fa a costruire dalle macerie un mondo nuovo, e a dirci soprattutto che un Mondonuovo è possibile?”
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