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Di seguito la lettera aperta di Salvatore Magarò a Mario Occhiuto:
Caro Mario,
ritengo che forse non hai reso un buon servigio al nostro comune amico padre Fedele inserendolo nella compagine della tua prossima giunta comunale.
Conoscendolo da tanti anni, so che padre Fedele accetta ben volentieri di diventare assessore. La sua voglia di fare del bene agli ultimi e di aiutare i diseredati, repressa e impedita in questi anni dalla incredibile vicenda giudiziaria che lo ha stritolato e che finalmente si è conclusa con la piena definitiva assoluzione della Cassazione, lo spingerà ad assolvere con entusiasmo e passione il ruolo di assessore comunale con delega al “contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi”.
Sono certo che si batterà come un leone per realizzare la costruzione di un dormitorio, perché nessuno a Cosenza debba ritrovarsi a dormire in strada ma sono altrettanto certo che quest’incarico istituzionale lo allontanerà dalla prospettiva di poter tornare a dir messa e di riprendere pienamente la sua missione sacerdotale che in tanti attendono anche come forma di risarcimento morale dopo gli innumerevoli “sfregi” alla sua immagine.
Padre Fedele, con tutte le sue originali peculiarità e la sua nota, coinvolgente e fattiva generosità stava raccogliendo anche dalla Chiesa locale significative aperture e forti segnali positivi di piena riconciliazione. Poter rivederlo assolvere ai quei ruoli che gli sono propri e che gli erano stati strappati ingiustamente, è uno dei desideri più vivi tra i suoi seguaci e quanti, non certo pochi, gli vogliono bene e non gli hanno fatto mai mancare sentimenti di stima e sincero affetto.
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