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Il prossimo 22 Agosto, alle ore 21.00, nello scenario suggestivo di un noto locale di Orsomarso (Cosenza), le “Donne Templari Federiciane” si racconteranno in uno scambio di contenuti, di esperienze, con un ampio approccio multidisciplinare.
Il ciclo di incontri “Le Donne di Federico II” si concluderà l’8 Dicembre 2015 con la partecipazione delle “Donne Templari Federiciane”.
“Oggi come allora – si legge in una nota diffusa dal Rettore di Cosenza dei Templari Federiciani, Filomena Falsetta– setacciando i secoli alla riscoperta dell’Universo femminile, per permettere a quelle Donne di riemergere dal passato.
Sono le Donne di Federico II, con le loro diversità, con le loro interazioni, con i loro stili di vita e di pensiero, ma tutte perfettamente in grado di dare una rappresentazione dell’epoca in cui vivevano, ma anche di se stesse, del proprio ruolo, dei propri diritti, delle proprie idee”.
“Oggi, le “Donne Templari Federiciane” –afferma Falsetta– levano il sipario su quell’Universo Femminile, su quelle donne hanno strappato la loro bellezza dalle mani dei poeti, e l’hanno consegnata alla vastità della vita di tutti i giorni.
Federico II le amava a tal punto da limitare i poteri e i privilegi delle famiglie nobiliari per renderle pietre preziose sulle quali edificare lo Stato.
Egli desiderava uno Stato livellatore, unificato, con caratteristiche reputate moderne, e aveva capito che la soluzione stava nel saper “leggere le donne”, coniugando tutte quelle sorprese che esse riservano: forza, fragilità, carisma, sensibilità, gioie, dolori, nelle quali si rispecchiava l’Imperatore stesso, e delle quali ne fece un’epoca storica.
L’intento di Federico II, come oggi quello del Gran Maestro dei Templari Federiciani S.E. Corrado Maria Armeri, era quello di gettare luce vera sulla presenza e sulla funzione delle donne nel complesso mondo sociale, culturale e religioso, nei campi dell’istruzione, dell’educazione e dell’assistenza, della beneficenza cristiana.
E’ questa l’azione femminile perseguita dai Templari Federiciani –conclude Falsetta– come la scuola del Gran Maestro insegna, al centro della quale non v’è una donna immaginata, inventata o vagheggiata, ma v’è la Donna che diventa se stessa, in grado di crearsi, che entra nella storia e che diventa storia, la Donna capace di raccontare se stessa e di farsi raccontare per il suo connubio di anima e di corpo, per il suo attaccamento agli ideali e per il suo coraggio sensibile”.
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