Questo post é stato letto 28120 volte!
«La confessione dell’imputato Carlo Cosco, che sotto processo ha detto d’aver ucciso in un raptus Lea Garofalo, sua ex compagna e coraggiosa testimone di giustizia, porta a sperare che le ipotesi sulla premeditazione dell’assassinio trovino riscontro in sede giudiziaria». Lo dice Dalila Nesci, giovane deputata calabrese del Movimento Cinque Stelle.
La parlamentare aggiunge: «Con le dichiarazioni del pentito Carmine Venturino e con la preziosa testimonianza di Denise, figlia di Lea, sta emergendo via via lo scenario dei fatti».
La deputata sottolinea: «Si tratta di una storia di coraggio di donne, quello di Lea e Denise, e dall’altra parte di una viltà senza precedenti. Non si può usare violenza a nessuno, specie a una donna. In questo caso, poi, pare che si vogliano nascondere delle ragioni mafiose, considerato il ruolo che Lea ebbe, raccontando agli inquirenti vicende di sua conoscenza sui clan di ‘ndrangheta che a Milano si contendevano il primato della cocaina».
Nesci conclude: «Come donna sono colpita dalla forza delle due donne, ma devo anche rilevare la solitudine e l’abbandono in cui fu lasciata Lea. Se lo Stato fosse stato più attento, più vigile e più vicino, forse Lea non sarebbe morta. Confido comunque nella giustizia e nell’impegno collettivo delle associazioni, dei giornalisti e delle istituzioni che lottano contro le mafie. Ora il dovere di tutti, a partire dalla politica, è proteggere Denise».
Questo post é stato letto 28120 volte!