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Tutto esaurito al cinema Modernissimo di Cosenza per la prima assoluta di Kalafrica, musical originale diretto e interamente scritto dal regista sanfilese Antonio Malfitano, prodotto da Marcello Scarpelli e interpretato da quindici cantanti, dieci ballerini e sei attori. Quasi tutti esordienti.
L’opera è strutturata, con versi originali e rivisitati, su brani dei Kalamu, noto gruppo folk calabrese, le cui canzoni diventano, nella rappresentazione, fondamentale elemento narrativo.
Realizzato a basso budget, Kalafrica narra il risorgimento italiano da una prospettiva opposta a quella della storiografia ufficiale: Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II di Savoia non furono liberatori dei popoli del sud né fautori di un’unità nazionale che, in fondo, erano in pochi a volere.
Le loro cosiddette gesta eroiche, nefandezze di autentici conquistatori.
Non tutti sanno, infatti, che nel 1859 il Regno delle Due Sicilie era il primo in Italia in ricchezza economica e culturale ma che poi, la morte del re Ferdinando II di Borbone e il contemporaneo complotto tra i Savoia, la massoneria inglese e napoletana, permisero la conquista e il saccheggio del sud da parte di Garibaldi e dell’esercito piemontese.
La popolazione, ridotta alla fame, si ribellò; gruppi di eroici combattenti furono trucidati dall’esercito sabaudo e diffamati: altro che briganti.
Negli ultimi anni, sono molte le tesi esposte da autorevoli revisionisti su avvenimenti – spesso insabbiati – decisivi per la realizzazione dell’Unità d’Italia.
La disoccupazione e la povertà determinate dai Savoia costrinsero milioni di meridionali a emigrare: questo flusso non si è ancora arrestato e molti problemi attuali del sud affondano le radici in quel periodo.
Tutto questo Kalafrica lo racconta attraverso due storie – entrambe ambientate in Calabria – che si alternano sulla scena: la prima si svolge nel 1860 (e negli anni immediatamente seguenti), la seconda nei giorni d’oggi.
Distinte ma strettamente legate dal processo di causa-effetto, riescono ad emozionare. E premiano il duro lavoro che Malfitano e il suo cast hanno affrontato durante i mesi delle prove.
Lo spettacolo è strutturato in due atti e un prologo. E la sensazione generale, al termine della proiezione, è che qualcosa di importante sia stato realizzato.
La produzione è stata colpita da varie fantozziane sventure: un albero che colpisce un attore, dodici elementi costretti ad abbandonare le riprese, frattura di una costola per il regista, infortunio per tre ballerine, cantante colpita da laringite, incendi nelle abitazioni di due “voci” e ciclici incidenti stradali. Sono questi alcuni contrattempi, gravi e meno gravi, che hanno reso ancora più difficile l’ultimazione dell’opera. E che, al tempo stesso, hanno accresciuto l’attesa per la prima.
Già alcuni mesi fa, Malfitano, per sdrammatizzare, “accusava di macumba il fantasma di Garibaldi”.
Kalafrica è un progetto ambizioso e dimostra che il teatro può arrivare alle persone attraverso il mezzo cinematografico.
Di conseguenza, attraverso il web: già da oggi, infatti, lo spettacolo è su www.antoniomalfitano.it, sito personale del regista.
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