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“Non si può comprendere fino in fondo un fatto così raccapricciante se non lo si contestualizza ad una fenomenologia che connota i tratti di una generazione indotta, più che incline per natura, all’esercizio della violenza”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione alla barbara uccisione di una sedicenne, a Corigliano Calabro, ad opera del proprio fidanzato coetaneo.
“Non esistono videogiochi, film e altre dinamiche mediali che non contemplino la violenza come strumento per vincere una partita o risolvere una questione. Mettiamoci poi che la società reale è allo stato pervasa da disordini di vario genere che inducono alla violenza, allora ecco – chiosa Marziale – che il quadro è completo. A nulla serve guardare alla locazione del dramma, nel senso che avviene in Calabria così come sta avvenendo in ogni angolo d’Europa e d’America. Siamo al cospetto di una preoccupante fenomenologia globale da annoverarsi nell’ambito dell’emergenza educativa a cui più volte si è riferito Papa Ratzinger nel corso del proprio pontificato”.
“Ma – continua Marziale – più che le disamine contano le soluzioni e non c’è da guardare all’orizzonte dell’innovazione per ricercarle, bensì nella tradizione, ossia nel ricentraggio qualitativo del ruolo della famiglia e della scuola, primarie agenzie di educazione soppiantate da modelli educativi alternativi, come i mass media, molto spesso delegati dagli stessi educatori. Ne leggi ne punizioni severe possono ridurre gli effetti nefasti di tale e drammatica situazione quanto i genitori e gli insegnanti, la cui mancata incisività ci porta a dover piangere sulle bare di giovani vittime e sul destino di giovani assassini. Allo Stato – conclude il presidente dell’Osservatorio – si chiede soltanto di smetterla con i tagli all’istruzione”.
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