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Incontro organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici e dalla S.D.I.S.U. (Scuola Dottorale Internazionale di Studi Umanistici)
Programma della due giorni:
Il 15 Maggio alle 11.00 nell’aula “Mario Alcaro”, cubo 28 B (piano terra), Luce Irigaray terrà una lezione dal titolo: “ Perché tornare alla cultura greca?”; l’incontro prevede i saluti di Roberto De Gaetano (Direttore S.D.I.S.U.), mentre Raffaele Perrelli (Direttore Dipartimento di Studi Umanistici) e Giuliana Mocchi (docente di Storia della Filosofia Unical) presenteranno i temi della ricerca filosofica di Luce Irigaray.
Il 16 maggio alle ore 16.00, nella stessa aula, si svolgerà un seminario con la filosofa dal titolo: “Dualità naturale e dualismo logico. Essere differenti non significa essere opposti”. Il seminario sarà coordinato da Sandra Plastina (curatrice della due giorni con Luce Irigaray). Interverranno numerosi docenti e studiosi, tra i quali: Donatella Barazzetti, Fortunato Cacciatore, Donata Chiricò, Ines Crispini, Margherita Ganeri, Fulvio Librandi, Katia Menniti, Renate Siebert, Giovanna Vingelli.
Luce Irigaray è femminista, filosofa, linguista e psicoanalista di fama internazionale, molto conosciuta per le sue opere, tradotte in molte lingue, dalla prima Speculum. L’altro in quanto donna (Feltrinelli, 1975) alle più recenti, La via dell’amore (Boringhieri, 2002), Condividere il mondo (Boringhieri, 2008), All”inizio, lei era (in uscita a maggio per Boringhieri). Luce Irigaray ha dedicato tutta la sua ricerca all’elaborazione e creazione di un pensiero della differenza sessuale. Ciò che la distingue dalle altre femministe è che la differenza sessuale è per lei la forza della nostra società, costituita da una molteplicità di differenze: linguistiche, religiose, culturali. Come rendere possibile, dunque, relazioni tra un io e un tu rispettati in modo equivalente nella loro dignità e diritto alla parola? Questo aprirebbe la via per tessere una comunità democratica a livello mondiale. La differenza sessuale qui ha un’importanza decisiva perché è il paradigma universale e basilare della relazione nella differenza. Deve dunque diventare il modello mondiale di dialogo democratico. Come scrive l’autrice in La via dell’amore: «Mai compimento dell’Uno, dunque, ma costituzione di mondi aperti e in relazione l’uno con l’altro, e che ne generano un terzo come opera comune, come spazio-tempo da condividere». Il mondo da ricostituire deve cioè tener conto della differenza che vi è stata introdotta, recuperata, non dovrà vivere in esso il principio di identità ma piuttosto quello della differenza, rispetto, unità come convivenza fra soggetti diversi.
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