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Il Pollino in fiamme è il simbolo in negativo di un’estate infuocata, tanto da far scattare l’allarme rosso sul fronte della lotta agli incendi boschivi. A preoccupare Legambiente, che ha deciso di accendere i riflettori sulla questione, è l’alto numero di roghi in tutto il Paese nel corso della stagione estiva 2012, superiori a quelli registrati nello stesso periodo del 2011.
Ma è soprattutto la situazione del Parco del Pollino, sfigurato della sua bellezza con alberi secolari ed ettari di verde divorati dalle fiamme, a destare la preoccupazione degli ambientalisti. Proprio il Pollino ha visto oggi la presenza del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per fare il punto dopo l’ondata di incendi che ha messo in ginocchio il Parco.
“Per contrastare i roghi – afferma il presidente di Legambiente Calabria, Francesco Falcone – occorre intervenire su tre fronti: serve una maggiore prevenzione e tutela del territorio, un incremento delle risorse da destinare alle unità operative e ai soggetti deputati a contrastare il fenomeno degli incendi e la realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione. La proposta del Ministro Clini di un protocollo d’intesa con la Regione Calabria e la Regione Basilicata sembra andare in tal senso. Ma, non ultimo, occorre realizzare e aggiornare il catasto delle aree percorse dal fuoco, l’unico strumento in grado di scoraggiare gli incendi dolosi e le relative speculazioni, che restano la causa principale dei roghi, il che può essere realizzato solo attraverso il rispetto dei vincoli posti dalla legge n. 353/2000”.
I dati del Corpo Forestale dello Stato parlano chiaro: al 15 luglio, sono stati 3.900 gli incendi che hanno colpito l’Italia nel 2012, circa il 165% in più rispetto allo scorso anno. A questo si associa anche un significativo incremento della superficie colpita dalle fiamme, circa il 196%. Questi dati destano particolare preoccupazione proprio se raffrontati con l’andamento che ha caratterizzato il fenomeno degli incendi negli ultimi anni. Dopo la drammatica estate del 2007, la rotta è stata invertita grazie alle campagne di sensibilizzazione, al potenziamento della capacità operativa delle squadre di spegnimento incendi e soprattutto l’applicazione più rigorosa della legge quadro 353 del 2000 che prevede la creazione del catasto degli incendi. I dati calabresi sono eloquenti: si è passati dai 43mila ettari andati in fumo nel 2007 ai 5mila del 2010. Una tendenza che rischia di essere smentita dagli eventi dell’estate 2012.
La maggior parte degli incendi che interessano aree boschive continua ad essere di origine dolosa: ben il 65% dei casi secondo i dati diffusi dal Corpo Forestale dello Stato. Per questo motivo, occorre spingere sull’avvio e l’aggiornamento dei catasti delle aree percorse dal fuoco. Nonostante i miglioramenti dell’ultimo quadriennio, infatti, soltanto il 5% delle amministrazioni comunali intervistate da Legambiente (dossier Ecosistema incendi 2011) risulta applicare pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi.
Molto si può fare anche per scongiurare gli eventi non dolosi. La pulizia dei terreni e le attività di prevenzione nelle aree boschive, le attività di avvistamento, le sinergie operative con il volontariato di protezione civile, ma soprattutto le campagne informative e di sensibilizzazione rivolte alla popolazione possono salvaguardare il territorio e preservarlo dagli incendi: in un quarto dei casi, infatti, gli incendi divampano proprio a causa dell’incuria e della disattenzione dei fruitori delle aree naturali.
Accendere fuochi per ripulire le aree di pascolo o per eliminare nei campi la vegetazione secca, accendere fuochi in aree non attrezzate e in prossimità di zone alberate, gettare mozziconi di sigarette accesi, abbandonare rifiuti nelle aree boschive sono comportamenti che espongono al rischio del divampare di incendi anche di notevoli dimensioni.
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