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Riceviamo e pubblichiamo:
Ancora una volta il Vicepresidente della Provincia di Cosenza Mimmo Bevacqua interviene sul problema degli incendi che, ogni anno, devasta la nostra regione soprattutto nel periodo estivo.
Questa volta Bevacqua scrive al Presidente del Consiglio Enrico Letta e al Ministro all’Ambiente Andrea Orlando prendendo spunto da un’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi su ‘L’Espresso”.
Di seguito il testo integrale della missiva che il Vicepresidente della Provincia ha inviato a Letta e Orlando:
Caro Presidente, caro Ministro
da Vicepresidente della Provincia di Cosenza anno dopo anno vedo le mie montagne devastate dalla fiamme e da tempo mi batto contro il “forsennato” utilizzo dei canadair per la lotta agli incendi e contro “l’industria del fuoco”.
Ho sempre trovato poco ascolto e tante incomprensioni sia fra le cosiddette “autorità” e sia fra gli stessi sindacati (tranne lodevoli eccezioni).
Quand’ ecco che un’inchiesta, una bella inchiesta all’antica di Fabrizio Gatti, apparsa su “L’Espresso” qualche settimana fa, finalmente ci ha reso chiara ogni cos, illustrandoci i, non tanto misteriosi poi, “affari di fuoco”.
Solo per riprendere qualche dato del “grande affare”: 200 milioni all’anno di risorse, in qualche modo sprecate; più di 10 mila euro per ogni ora di volo di un canadair; 40 milioni per l’acquisto di un solo mezzo aereo; altri milioni per il liquido estinguente e ritardante.
E gli incendi avanzano.
Proprio in questi giorni ho assistito all’utilizzo di 7/8 canadair e 2/3 elicotteri, per giorni.
A scanso di equivoci, non voglio dire che non si debbano utilizzare “in assoluto” gli aerei o che bisogna abbandonare i boschi alle fiamme.
Io i miei boschi li ho visti venir su anno dopo anno; tante persone sono state impegnate nei cantieri di rimboschimenti e bonifica; i nostri boschi li abbiamo allevati come bambini ed ogni albero distrutto è una piaga nel nostro cuore.
Tuttavia, penso che ci sia un enorme spreco di risorse e soprattutto un cattivo utilizzo dei fondi pubblici.
Come dicono coloro che nella montagna e sulla montagna ci vivono, gli incendi si combattono a terra, con la prevenzione, la cura ed, io direi anche, con l’amore per la montagna.
Tanti anni fa, in primavera, si facevano le linee tagliafuoco; oggi più niente. Il bosco è abbandonato: ovunque sterpaglie, rami secchi, legname marcisciente.
Eppure, come si dice sempre nell’inchiesta de “L’Espresso”, basterebbero molto meno quattrini per una seria opera di prevenzione; basterebbero molto meno quattrini per favorire l’associazionismo ed occupare temporaneamente anche giovani volenterosi; magari utilizzando i “Contratti di responsabilità sociale e territoriale” già sperimentati anni fa sull’Aspromonte, e non a caso ostacolati dall’industria degli incendi ed anche dalla criminalità organizzata.
I “famosi e storici” operai forestali calabresi, che hanno svolto un ruolo importante in tale contesto per essere poi quasi criminalizzati, andrebbero senz’altro rivalutati per il lavoro svolto. Senza con ciò voler nascondere abusi ed esagerazioni che avevano portato a parlare “dell’esercito dei forestali” e del loro utilizzo persino per la pulizia delle spiagge …..
Ma la colpa sicuramente non può essere imputata agli operai semmai ad una certa classe dirigente incapace di programmare e di difendere con autorevolezza il comparto della forestazione.
Carissimo Presidente, nei giorni scorsi, Lei ha annunciato la vendita di tre costosi jet per reperire risorse in favore della lotta agli incendi. Ma io mi permetto di dire che ciò non basta.
L’impegno è più gravoso. Innanzi tutto bisogna fare ogni sforzo per riportare gli uomini sulla montagna e per rendere la vita “facile” a quei “pochi e coraggiosi” che ancora vi risiedono, sfidando pregiudizi e tante difficoltà. Chiudere una scuola in montagna significa favorire gli incendi; chiudere gli ospedali, le poste, ridurre le linee di trasporto significa favorire gli incendi.
E dopo gli incendi: le frane, i dissesti, le alluvioni, una’altra Sibari devastata e annichilita dalle acque.
Da più parti si constata la morte delle politiche meridionalistiche, oggi ogni politica è “nazionale”, dicono; non c’è più Questione meridionale e nemmeno Questione settentrionale. Ma il Sud è vivo; gli abitanti del Sud sono ancora qua e subiscono maggiormente gli effetti di questa terribile crisi. Per i calabresi, i lucani, i siciliani, i campani, i livelli di consumo alimentare sono regrediti a 20 anni fa. La disoccupazione giovanile è a livelli record. Probabilmente un sollievo non solo per la natura, ma anche per gli uomini potrebbe derivare proprio da un diverso e più efficiente utilizzo dei 200 milioni che ogni anno vengono “sprecati” per la lotta agli incendi.
Amo i boschi, ma più ancora amo gli uomini che questi boschi hanno fatto nascere e li mantengono vivi.
Cordialmente
Mimmo Bevacqua
Vicepresidente della Provincia di Cosenza
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