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Da anni il Tribunale per i Diritti del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino pone particolare attenzione su organizzazione, meccanismi, protocolli e funzionamento del 118 della provincia di Cosenza; nel corso degli anni sono state molteplici le denunce avanzate nei confronti di carenze e lacune del servizio di emergenza urgenza, prontamente e costantemente evidenziate dalla struttura del Tribunale del Malato; struttura nata, a livello nazionale, per tutelare e promuovere i diritti dei cittadini nell’ambito dei servizi sanitari e assistenziali e per contribuire ad una più umana, efficace e razionale organizzazione del servizio sanitario nazionale.
“Nel corso degli anni sono state evidenziate differenti e spesso opposte applicazioni dei protocolli di intervento della centrale operativa 118 di Cosenza; la domanda che ci si pone è, pertanto, la seguente: dipende dalla preparazione degli operatori? Bisogna procedere ad una particolare specializzazione o riqualificazione di medici ed infermieri di centrale? I protocolli adottati sono errati o presentano carenze e lacune?
I protocolli di cui la centrale si è dotata vengono realmente e correttamente applicati oppure spesso vengono disattesi? Non c’è capacità organizzativa e pertanto non si riesce ad ottimizzare la presenza e distribuzione di mezzi e uomini? – queste alcune delle domande che pone il coordinatore territoriale, per l’Alto Tirreno Cosentino, di Cittadinanzattiva, avv. Domenico Oliva – Non si comprende quali siano i criteri di invio delle ambulanze considerato che in alcune occasioni viene inviata quella con medico a bordo, a volte quella con soli volontari, a volte quella più vicina al luogo dell’evento e altre volte quella lontana.
Altra discrasia evidenziata in più occasioni è quella del dispatch, cioè della valutazione telefonica della gravità della chiamata, da parte degli operatori di centrale che rispondono alla chiamata stessa; attraverso domande mirate da rivolgere a chi chiama il 118, già predisposte e orientativamente standardizzate, l’operatore della centrale deve giungere a riconoscere il grado di gravità della chiamata e, di conseguenza, assegnare un codice di gravità all’invio dell’ambulanza che viene contestualmente attivata; spesso c’è una grande divergenza tra il codice di attivazione e la reale gravità della chiamata, per cui ci sono ambulanze che partono in codice rosso (il più grave) e trovano sul luogo di arrivo una situazione di scarsa gravità o nulla gravità e viceversa; ciò comporta la inevitabile conseguenza del cattivo uso di mezzi e uomini presenti sul territorio.
Evitiamo, infine, di parlare dei tempi di arrivo delle ambulanze che, spesso, giungono con tempi di arrivo elevati rispetto ai tempi previsti dalla normativa in vigore. La risposta all’emergenza, nel nostro territorio, dovrà essere realmente omogenea e ottimale garantendo la migliore assistenza sanitaria possibile nelle situazioni di emergenza e urgenza. Bisognerà giungere ad una ottimale “intervista” telefonica, in caso di chiamata , con una corretta valutazione della criticità e complessità dell’evento; bisognerà garantire l’arrivo sul luogo dell’evento dei mezzi ed equipaggi di soccorso più adeguati alla necessità; bisognerà garantire, inoltre, il trasporto del paziente verso il dipartimento di emergenza o pronto soccorso più idoneo a garantire, con immediatezza, un adeguato percorso di diagnosi e cura.
Noi restiamo sempre attenti a queste problematiche che sono essenziali per la vita ed incolumità del cittadino e, nell’ambito di questa campagna di attenzione continua, attiveremo delle procedure legali che siano dirette a ripristinare eventuali anomalie che gli organi competenti dovessero rinvenire in seguito alle nostre segnalazioni.”
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