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Il ridente borgo turistico marino sembra essere diventato il “laboratorio” delle due anime del Partito democratico dello Jonio cosentino che si confrontano sulle “primarie” prossime venture.
Dopo la convention “pro Renzi”, i democratici dello schieramento a favore di Bersani si danno appuntamento per oggi, alle 18 e 30, presso l’Hotel Costa Azzurra, per costituire un coordinamento a sostegno della mozione Bersani.
Fausto Sero, già segretario del circolo Pd di Cariati ed ora fra i responsabili di un progetto politico a lungo respiro che coinvolge tutto il Meridione, è, come al solito, impetuoso: “Noi siamo la base del partito, e non abbiamo bisogno di prime donne, a qualunque livello, che vengano quaggiù a raccomandarci di votare questo o quello. Noi votiamo Bersani perché siamo convinti di questa scelta e perché con la cosiddetta “Mozione Calabria” egli ha assunto un impegno imprescindibile per la nostra regione. Bersani ha riconosciuto che con la Calabria che sta morendo se ne va anche un pezzo importante del Paese e con esso anche la speranza degli onesti che credono nella funzione sociale della politica dignitosa dei fatti e dalle poche parole. Il segretario nazionale ha ritenuto sposare la nostra causa: dobbiamo rinnovargli la nostra piena ed incondizionata fiducia o altrimenti chi pensa a “rottamare” ad ogni costo getterà nella spazzatura anche questa parte dolente d’Italia”.
Un lembo di Sud, spiega Sero, “spogliato dai politici. Dunque, tutto deve riaprtire da noi, dalla base, la cellula che forma il tessuto ideale delle popolazioni dello Jonio. Noi tuyti abbiamo il dovere di sottoporre all’attenzione di Bersani i nostri tragici problemi, a cominciare dallo scippo della sanità pubblica attraverso la chiusura indiscriminata degli ospedali; dalle condizioni disastrate della viabilità; dallo spopolamento dei centri montani; dalla spaventosa povertà diffusa; dall’emigrazione costante; dall’immane disoccupazione”.
I problemi del sistema Paese, nella zona più arretrata della regione più povera d’Europa, sono “sicuramente amplificati dalla fragilità di un territorio che non merita di essere relegato, come nessuno, ai margini del vivere civile”.
Ecco perché dal Basso Jonio si leva alta la pretesa che “la selezione della futura classe politica avvenga attraverso le primarie e con un sistema elettorale basato sulle preferenze: dobbiamo scegliere i nostri candidati senza nessuna imposizione romana, ed insomma, chi rappresenta il territorio deve essere del territorio”.
Oppure, come direbbe Bersani, “siam mica qui a chiudere gli ombrelli quando piove?”
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