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I giovani cariatesi che producono e si affermano fuori dai confini regionali, sono il vanto autentico di una terra che sta diventando un deserto per le generazioni future.
Ragazzi e ragazze che pure conservano la Calabria nell’anima.
È il caso di Roberto Pantuso, orafo in quel di Bologna, che nella serata di chiusura dei “Live d’autore”, organizzata a Cosenza dall’agenzia di spettacoli di Roberto Iacobino (guarda caso anch’egli di Cariati) ha “creato” per Renzo Arbore e Gegè Telesforo una spilla in oro rappresentante un ramoscello d’ulivo “simbolo del Mediterraneo oltre che delle terre del Sud, e di pace”, ed una targa in vetro lavorato rappresentante il Mare Nostrum, sul quale svetta un albero d’ulivo in argento: un pezzo unico e numerato, icona della “Roberto Pantuso Jewels”.
Ma Roberto è rimasto calabrese fino al midollo e precisa: “La “Roberto Pantuso Jewels”, non sono solo io. C’è un nutrito gruppo di persone che collaborano per la realizzazione di quello che poi vieni espresso con questo marchio. Io non sono un maestro orafo o un genio incompreso, ma un normalissimo ragazzo che riesce qui a fare ciò che gli piace, con l’aiuto di tanti altri calabresi, visceralmente legati Calabria, dalla quale non ricevono lo stesso amore che offrono alle proprie radici”.
Cartoline da una regione dove la diaspora non s’arresta.
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