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di Franco Vallone
Non c’è cosa più bella, per uno scrittore, riconoscere, per strada e tra la gente, persone e personaggi, protagonisti e comparse di un proprio romanzo, di un personale racconto, di uno scritto. É come in un incontro d’amore, un ri-solcare profondamente le proprie pagine ed è questo quanto è realmente successo a Carmine Abate, scrittore calabrese di successo, che ha potuto incontrare alcuni suoi personaggi, leggere le strade lontane da casa e i tanti percorsi calabresi ritrovati attraverso gli sguardi ri-incontrati nelle immagini di una mostra di antropologia visiva, fotografica e documentaria, curata dalla scrittrice e ricercatrice Assunta Scorpiniti e dal titolo i “Germanesi”.
La mostra di Scorpiniti ripercorre le “Storie e le immagini della Calabria altrove, tre generazioni di emigrati nel cuore dell’Europa” e continua, in questi giorni, ad essere al centro dell’attenzione di studiosi, dei tanti visitatori e degli studenti delle scuole con esposizione permanente nel centro storico di Cariati, nelle sale dell’antico palazzo vescovile. La mostra- dicevamo- è stata recentemente visitata anche dallo scrittore Carmine Abate, che vi ha ritrovato temi (e icone) a lui cari, tracce vive e presenti nelle sue opere a partire da “Il muro dei muri”, opera d’esordio come narratore, pubblicata per la prima volta in tedesco nel 1984, in italiano, da Argo editore nel 1993 e riproposta da Mondadori nel 2006, e avente per protagonisti proprio gli immigrati italiani in Germania.
La mostra, inaugurata nell’ambito di alcune iniziative realizzate in collaborazione con la locale sezione Fidapa, è costituita da numerosi pannelli aventi per soggetto una ricca e inedita collezione d’immagini relative, appunto, all’emigrazione calabrese in Germania che, nel caso specifico, viene indicata come fenomeno-simbolo dei movimenti migratori dal Sud dell’Italia e da ogni Sud del mondo, nel suo forte riferimento all’attualità dell’immigrazione nel nostro Paese.
Frutto della lunga esperienza dell’autrice a diretto contatto col mondo delle migrazioni e, in particolare di studi accurati sull’emigrazione calabrese in Germania, che hanno già avuto come esiti varie pubblicazioni, tra cui il volume Calabria altrove. Storie, emozioni, sogni e ricordi di emigrati di tre generazioni (Cosenza, Progetto 2000, 2005), è ispirata ai temi dell’accoglienza, della solidarietà e del dialogo tra i popoli. La stessa autrice, vera narratrice della terra di Calabria, ha all’attivo numerose pubblicazioni e realizzazioni di carattere etno-socio-antropologico, e ne illustra il significato storico: “A partire dall’Accordo bilaterale siglato nel 1955, che ha consentito l’ingresso di forza-lavoro italiana nel grande paese tedesco, intenzionato a rinascere dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, c’è stato un esodo massiccio, che ha portato migliaia di nostri lavoratori nelle miniere del bacino carbonifero della Ruhr, nei cantieri stradali della Vestfalia, o nelle grandi industrie del Baden Württemberg; negli anni Sessanta, sono arrivate le mogli, successivamente i figli e oggi, in condizioni di stabilità e integrazione sociale la terza generazione di calabresi nasce lì in Germania”.
Tutto questo, con i suoi risvolti umani, socio-culturali e i fatti di costume, è raccontato, “con” le immagini e “attraverso” le immagini, con l’obiettivo, spiega la curatrice, “di dare un ulteriore contributo alla conoscenza di una storia finora ignota ai più, o rimasta nella cerchia familiare; una vera e propria epopea che rischia di essere dimenticata col ricambio generazionale”. L’intento è anche quello di “descrivere lo sguardo positivo che, con reale desiderio di progresso, i nostri emigrati, i primi costruttori dell’Europa dei popoli, hanno rivolto sulla nuova realtà con cui il passaggio migratorio li ha portati a confrontarsi contribuendo ai processi di sviluppo socio-economico”.
Il percorso fotografico, modulato, tra memoria e presente, sulle tre generazioni di calabresi in terra tedesca e accompagnato da brani tratti dalle loro testimonianze, propone, infatti, il mutamento di condizione da “gasterbeiter” (“lavoratori ospiti”, ritratti in suggestive immagini in bianco e nero) a cittadini europei, oggi integrati nei paesi ospitanti e, in molti casi, partecipi della vita civile e sociale; un’attenzione particolare è stata riservata al vissuto dei ‘figli’ dell’emigrazione (uno “specchio” delle mode e del costume anni Settanta), al ruolo delle donne in emigrazione e al fenomeno dell’immigrazione dai paesi extracomunitari e dell’Est europeo che oggi tocca da vicino i nostri paesi: “Le ‘carrette’ del mare di oggi – commenta ancora la Scorpiniti – sono cariche di speranza come una volta i nostri treni, per questo ho dedicato questo racconto alle nuove generazioni perché possano recuperare il senso della storia comune e una maggiore consapevolezza civile, fondamentale per vivere, operare e confrontarsi in una società complessa com’è quella di oggi”. La mostra è stata presentata presso l’Istituto di Cultura Italiana a Bruxelles ed esposta in numerose località della Germania, nell’area di Stoccarda, dov’è molto forte la presenza italiana.
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