Gli scavi di Sibari come la Fenice

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di Carlo Rinaldo
su “Il Quotidiano della Calabria” del 6- 2- 2013

A chi abita la nostra terra e a chi la gira per diversi motivi viene difficile immaginare altri posti così belli in cui si concentrano in pochi chilometri mare, monti, boschi e piane che fanno da cornice alle numerose magnificenze storico-culturali, tra le quali i resti della Magna Grecia. Nello stesso tempo viene faticoso comprendere come la Calabria possa essere una delle ultime regioni d’Europa, dal punto di vista socio-economico, nonostante questo denso agglomerato di attrattive naturali e artistiche.

Tralasciando le annose analisi sulle motivazioni della nostra arretratezza, ripensando a ciò che è successo agli scavi di Sibari inondati dal Fiume Crati, voglio dare una lettura speranzosa agli accadimenti cercando di gettare lo sguardo oltre l’ostacolo delle difficoltà oggettive. L’inondazione, dalla quale non si può tornare indietro, ha portato inevitabilmente con sé una catastrofe quasi irrimediabile: si può immaginare la rilevanza del problema solo se si pensa che siamo di fronte ad un patrimonio storico-culturale appartenente a tutta l’umanità.

Però, pensando appunto in positivo, mi viene di ricorrere al parallelismo delle rovine di Sibari con il mito dell’Araba Fenice che essendo esemplare unico della sua specie, non avrebbe potuto riprodursi come gli altri animali, ed una volta morta sarebbe sempre rinata dalle sue stesse ceneri. L’auspicio è che da questa quasi distruzione degli scavi possa ripartire una nuova e più bella stagione per Sibari, una rinascita, e che da qui possa muoversi una maggiore attenzione verso tutti gli altri siti e valori della Calabria e non solo.

E guardando dunque la cosa sotto la lente di alcune utilità si può pensare: al rinnovato interesse del Governo centrale che tramite la Sovrintendenza ai Beni Culturali è la prima responsabile dei siti archeologici (ma anche di tutti gli altri enti minori); alla definitiva estromissione di alcune colture abusive agli argini del fiume che ne hanno compromesso la funzionalità; alla inevitabile grande attenzione dei media alla problematica che ha consentito a Sibari di essere al centro dell’attenzione a livello nazionale e oltre (magari dopo il recupero arriveranno molti più visitatori); alla ulteriore possibilità data alle nostre coscienze di volere ricercare con ancora più forza il definitivo riscatto attraverso una maggiore cura e attenzione verso le tante bellezze che siamo stati chiamati a custodire e utilizzare, nella maniera più sana, quale volano per la nostra crescita.

Se così sarà, si potrà usare il detto che “non tutti i mali vengono per nuocere”. Speriamo!

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Author: Cristina

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