Giangurgolo al Castello Svevo di Cosenza

convegno Giangurgolo

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Giovedì 28 luglio, alle ore 21.00, al Castello Svevo di Cosenza arriva il Libero Teatro con “Giangurgolo, principe di Danimarca”, scritto e diretto da Max Mazzotta. In scena Francesca Gariano (Giangurgolo), Stefania Mangia (Zio Pantalone), Francesco Aiello (Bruzio e Dottor Pollone), Paolo Mauro (Taliano e Spettro) e Graziella Spadafora (Ofella e Pancrazio). Completano il cast l’Aiuto regia e organizzazione di Iris Balzano, i costumi di Merusca Staropoli, la scenografia Gianluca Salamone; responsabile tecnico e consolle luci Gennaro Dolce e il graphic designer Gianluca D’Andrea.

Giangurgolo
Giangurgolo

In assenza di canovacci e trame classiche sul personaggio di Giangurgolo, si potrebbe immaginarlo immerso in un contesto a lui completamente estraneo. E cosa può essere più estraneo alla personalità di Giangurgolo, alla sua cialtroneria e intrinseca non-nobiltà, se non la più nobile delle espressioni teatrali, la tragedia? E quale tragedia è più nobile di quella di William Shakespeare? Può Giangurgolo vestire i panni del più tragico e nobile degli eroi shakespeariani, Amleto? La lettura non può che essere in chiave comico-parodistica ed introduce lo spettatore ai temi della tragedia shakespeariana sfruttando le corde del grottesco e del riso liberatorio; meccanismo reso ancora più efficace dalla caratterizzazione dei personaggi per mezzo dei diversi dialetti, che annullano la distanza fra pubblico e palcoscenico, rendendo gli eventi che accadono sulla scena riconoscibili e godibili anche ai giovanissimi. L’elaborazione del testo, infatti, trasposto linguisticamente e geograficamente in una Calabria immaginaria ma non troppo, offre occasioni di gioco e sperimentazione che possono risultare sorprendenti. La riproposizione in chiave comica del racconto dell’Amleto, introduce lo spettatore ai temi della tragedia shakespeariana sfruttando le corde del grottesco e del riso liberatorio; il meccanismo è reso ancora più efficace dalla caratterizzazione dei personaggi per mezzo dei diversi dialetti, che annullano la distanza fra pubblico e palcoscenico, rendendo gli eventi che accadono sulla scena riconoscibili e godibili anche ai giovanissimi. Il valore aggiunto di “Giangurgolo, principe di Danimarca” è nella straordinaria ricchezza del linguaggio teatrale, che si serve contemporaneamente della forza espressiva delle maschere, della pantomima, del canto e della musica dal vivo.

La prima giornata della rassegna “Teatro d’aMare”, realizzata da Libero Teatro e da LaboArt Tropea con la direzione artistica dell’attore e regista Max Mazzotta e quella organizzativa di Maria Grazia Teramo, non ha strappato solo grandi risate con lo spettacolo “Prove Aperte” ma ha restituito ai tropeani e ai calabresi, il bellissimo Monastero delle Clarisse dove si è tenuto il convegno “La Scena e La Scrittura – Autori, testi e tematiche della drammaturgia contemporanea in Calabria”. Curato dalla docente dell’Università della Basilicata Vincenza Costantinto, il convegno ha preso il via con il saluto del direttore artistico di “Teatro d’aMare” Max Mazzotta, seguito da quello del sindaco di Tropea Giuseppe Rodolico. Dopo il primo cittadino, Giuseppe Carone ha illustrato a convegnisti, compagnie teatrali e pubblico i lavori che hanno interessato e stanno interessando il Monastero delle Clarisse. Il convegno sulla nuova drammaturgia calabrese ha sostanzialmente riaperto l’imponente struttura che potrebbe diventare il tanto atteso museo del mare ma non solo. Fabio Vincenzi, direttore artistico del Tau – Teatro auditorium dell’Università della Calabria ha chiuso il giro dei saluti sottolineando la propria soddisfazione nell’essere presente in una rassegna teatrale organizzata da Mazzotta e Teramo con i quali ha condiviso un pezzo importante di carriera ai tempi della prestigiosa Accademia d’arte drammatica a Locri.

Al docente dell’Università della Calabria Carlo Fanelli è toccato rompere il ghiaccio per quanto riguarda i relatori, discutendo di “Drammaturgie possibili in Calabria”. Fanelli ha sottolineato lo straordinario lavoro di narrazione fatto dagli autori calabresi presenti nella rassegna che ha fatto della necessità di costruire “piccoli” spettacoli una vera e propria virtù. Ripercorre, il docente, le scritture degli autori degli spettacoli di Teatro d’aMare (Mazzotta per “Prove Aperte” e “Giangurgolo”, La Ruina per “Dissonorata”, Gallo per “Bollari”, Insardà per “Reality shock”, Ciro Lenti per “Mio cognato Mastrovaknic”, Tavano per “Patres” e Orrico per “La mia idea – Memoria di Joe Zangara”, citando inoltre Suriano per il suo “L’Arrobbafumu”).

A Fulvio Librandi, anche lui docente dell’Unical, è toccato il compito di discutere dei testi creando un percorso per immagini con la sua relazione dal tema “Inscritto sul corpo. Su alcune logiche dell’appartenenza teatrale”. Sottolinea Librandi come le compagnie teatrali calabresi condividano fra loro il palco; la platea quando sono spettatori e, purtroppo, sono uniti nella mancanza delle risposte istituzionali.

La curatrice del convegno Vincenza Costantino ha esposto su “Scritture di scena. Forme della drammaturgia nella Calabria di inizio secolo” analizzando come gli ultimi cinque anni siano stati “esplosivi” per gli autori calabresi che scrivono direttamente per il teatro senza passare dalla letteratura. Si sofferma, la Costantino, su come i nuovi spettacoli raccontino sia la Storia che i fatti di cronaca e apprezza il nuovo ruolo della donna che non è più subalterna a quello maschile.

Chiusura per l’atteso intervento su “Spazio/spazi teatrali e calabresità” dell’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani che ha voluto fortemente essere presente al convegno di Teatro d’aMare. Il professore ha spaziato fra passato e presente della scrittura. Il secondo appuntamento di “Teatro d’aMare” sarà venerdì 29 luglio, alle 21.45 al Teatro del Porto di Tropea, con “Bollari – Memorie dallo Jonio”. La rassegna allestita da Libero Teatro e LaboArt Tropea (direzione artistica Max Mazzotta, direzione organizzativa Maria Grazia Teramo), ospita il Teatro della Maruca con lo spettacolo di e con Carlo Gallo che ha avuto la collaborazione artistica di Peppino Mazzotta.

Bollari Carlo Gallo
Bollari Carlo Gallo

Sulle coste desolate del  Jonio, immersi nel silenzio tra i colori della macchia Mediterranea, è divenuto sempre più raro assistere a quel miracolo che avveniva tra i pescatori e il mare, un fenomeno che veniva indicato col il termine “Bollari”. Una parola antica tradotta nel suono gutturale dei pescatori per annunciare l’avvistamento dei tonni a largo delle coste, un urlo di gioia a cui seguivano lanci e fragori di bombe in mare, una pratica illegale diffusa tra i pescatori dello Jonio al fine di ricavare più pesce possibile in poco tempo e sopperire ai lamenti dello stomaco. Lo spettacolo narra la contesa di mare tra due anziani pescatori e le vicissitudini di quella che fu la “Cecella”, il miglior peschereccio dello Jonio, negli anni del fascismo fino alle porte della seconda guerra mondiale. Tratto da racconti orali di anziani calabresi, “Bollari” è una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dal regime e dalla guerra.
La recitazione è scandita dalla respirazione e dalla gestualità ricercata, dalla musicalità di una lingua, arcaica, poetica e comprensibile a tutti di fronte alla quale è impossibile non farsi travolgere e affascinare. Come sottofondo il rumore languido della spuma del mare, quel mare di gioie e di dolori, su cui si riversano la fame e la miseria del tempo. Quel mare su cui i personaggi rinnovano il proprio spirito e battono i remi – forse – alla conquista della propria libertà. Una narrazione misteriosa e suggestiva come fiabe d’altri tempi, in una lingua che inventa se stessa nel dipanarsi degli eventi, dove tutto si traduce in parola.

Due giorni prima della rappresentazione di “Bollari”, 27 e 28 luglio, il Teatro della Maruca con Carlo e Angelo Gallo terrà il primo dei due laboratori teatrali per bambini che “Teatro d’aMare” ospita. “Sapevi che da una lattina schiacciata può nascere un fiore?  – spiegano i due Gallo – E sai che da tutti quei giornali accatastati e abbandonati puoi dar vita a tutti gli oggetti che hai in mente?  Un laboratorio creativo condurrà i piccoli partecipanti alla scoperta dell’uso di materiali e delle mille funzioni che possono assumere con un minimo di inventiva”.

Terzo appuntamento della rassegna sarà martedì 2 agosto 2016, ore 21.45 sempre al Tetro del Porto di Tropea, con Scena Verticale che presenta Saverio La Ruina in Dissonorata – Un delitto d’onore in Calabria; spettacolo premiato con due premi Ubu. Contatti: www.teatrodellamaruca.it, teatrodellamaruca@gmail.com, www.facebook.com/teatrodellamaruca.maruca.

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