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Il sovrintendente Capo della Polizia di Stato a.r. Emilio Monaco, responsabile del Gruppo di Paola dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato ha recentemente presentato al direttivo della Sezione A.N.P.S. di Cosenza, composta dal presidente Francesco Greco, dal V. Presidente Natale De Urso, dal segretario Giuseppe Papasidero, nonché ai consiglieri Angelo Cosentino, Salvatore Porco e Damiano Vigna e ai numerosi soci Anps intervenuti, un’interessante pubblicazione dal titolo “Le faide in Calabria – Miti e riti per delinquere”, in cui il fenomeno “faide” viene illustrato non solo da un punto di vista storico, ma anche nell’aspetto analitico-strutturale, essendo nelle intenzioni dell’autore fornire una sintesi dettagliata delle caratteristiche basilari di un “codice d’onore” le cui regole sono incontestabili e imprescindibili.
Egli ha esordito, pertanto, esponendo la complessa struttura ad “albero” della ‘Ndrangheta calabrese, che la distingue da quella verticistica della mafia siciliana, suddivisa in tanti “locali” in cui il potere del “capobastone” risulta essere assoluto, e se, fino a sessant’anni fa, la sua figura di uomo d’onore basata su solidi principi di giustizia e moralità, era di per sé sinonimo di rispetto, prestigio e autorità, con il passare del tempo e l’avvento del “dio denaro” ecco che essa ha finito con l’affermarsi soltanto con l’accentuazione della politica del terrore.
L’autore ha illustrato, nel dettaglio, anche la storia di alcune delle principali faide della provincia di Reggio Calabria, dagli anni ’50-’60 all’inizio degli anni ’80, con espresso riferimento alle famiglie coinvolte, per poi accennare, in conclusione, all’evoluzione e all’assetto attuale dell’organizzazione che, espandendosi ben oltre i confini della propria regione ed infiltrandosi abilmente sia nel nord industrializzato d’Italia che in molti paesi dell’Europa e del mondo, è riuscita ad imporre il suo indiscusso predominio nell’ambito del traffico di droga e di quello delle armi, nella partecipazione in appalti pubblici e privati, nella pratica dell’estorsione, dell’usura, nella gestione del gioco d’azzardo e dello smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi, arrivando a controllare un giro d’affari annuo di circa 45 miliardi di euro.
Emilio Monaco ha voluto dedicare il suo valido quanto esaustivo lavoro, frutto anche di intense esperienze personali, risalenti alla sua attività in servizio presso la sezione di Polizia Scientifica della Questura di Reggio Calabria, a tutti i caduti delle Forze dell’Ordine e ad ogni singola vittima delle sanguinose faide calabresi, per tenerne sempre vivo il ricordo e affinché gli errori e gli “orrori” del passato servano da esplicito monito per il futuro.
A conclusione del dibattito, scaturito nel corso dell’incontro, il Direttivo dell’A.N.P.S. ha formulato all’autore un vivo apprezzamento per l’interessante lavoro.
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