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Gli eventi metereologici degli ultimi giorni ripropongono drammaticamente all’attenzione della pubblica opinione i gravissimi problemi collegati al dissesto idrogeologico del territorio nazionale che, nella nostra regione, rappresentano l’emergenza più seria, l’opera pubblica più importante e non più differibile, perché nessun territorio, nessuna comunità, nessuna attività produttiva e nessun cittadino può considerarsi al sicuro.
A fronte di una situazione di rischio incombente, ormai riconosciuto da tutte le istituzioni, è sconcertante il silenzio della Regione Calabria, che avrebbe il potere di essere protagonista di un serio programma di risanamento ed, invece, anche in occasione degli ultimi eventi che, questa volta, hanno colpito zone non marginali del territorio regionale quali la Valle del fiume Neto, la Sibaritide, l’Alto Jonio ed alcune aree del Catanzarese e del Vibonese, si è limitata a chiedere laconicamente il riconoscimento dello “stato di calamità naturale”, ma non è stata minimamente in grado di porre in essere alcuna azione né di carattere amministrativo, né di carattere politico.
E’ doveroso chiedersi, peraltro, come sia possibile che, a fronte di questa situazione di grave rischio cui è esposto tutto il territorio calabrese, si possa continuare a consentire la inutilizzazione delle risorse finanziarie destinate alla sistemazione idrogeologica attraverso l’APQ sottoscritto nel lontano novembre del 2010.
Siamo di fronte, quindi, ad una situazione assurda, che non può più essere tollerata.
A tali assurde inerzie la Provincia di Cosenza non intende assolutamente adeguarsi.
Da oltre un anno e mezzo, ormai, attraverso uno studio puntuale dell’intero territorio di sua competenza, la Provincia ha censito e studiato oltre duemila fenomeni franosi, differenziandoli per grado di pericolosità; ha aggiornato tutte le aree inondabili, la situazione dei litorali ed il rapporto tra gli incendi boschivi e l’innesco di nuove frane.
Ha ridisegnato, così, la carta dei dissesti di tutto il territorio provinciale sostituendosi, di fatto, alla Regione, il cui PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) riporta ancora i dati del 2001 ed è, perciò, del tutto inadeguato per qualsiasi programmazione.
La Provincia di Cosenza sta monitorando, con fondi propri, le più importanti frane che hanno interessato ed interessano i centri abitati di: Caloveto, Mandatoriccio, Longobucco, Pietrapaola, Cropalati, Paludi, Montalto Uffugo, San Martino di Finita, Mongrassano, San Benedetto Ullano, San Marco Argentano, Roggiano Gravina, Rota Greca, Parenti, Rogliano, Grimaldi e potrebbe ulteriormente incrementare la propria attività, solo se fossero messi a sua disposizione fondi attualmente inutilizzati.
Negli ultimi tre anni, inoltre, la Provincia è intervenuta, sempre con mezzi e fondi propri, in oltre centoventi situazioni di pericolo a sostegno delle comunità locali.
“Sento di poter affermare – ha detto il presidente Mario Oliverio– che se la Provincia di Cosenza fosse dotata delle risorse finanziarie necessarie, in parte sottoutilizzate o inutilizzate, sarebbe in grado di attuare una programmazione sostenibile, di affrontare con concretezza le situazioni di emergenza e di cantierare gli interventi più urgenti, i cui progetti giacciono nei cassetti del commissario.
Le autorità preposte nel corso di questi anni sono state puntualmente informate delle nostre difficoltà operative che si potranno superare solo se, alle responsabilità amministrative che intendiamo assumere totalmente, seguiranno idonei e concreti provvedimenti in grado di metterci nelle condizioni di intervenire tempestivamente ed adeguatamente”.
“Sono certo –ha concluso Oliverio- che, in questa battaglia, i Sindaci saranno al nostro fianco e, perciò, li invito sin da ora ad intervenire ad una riunione, che si terrà nei prossimi giorni presso il Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza, per meglio approfondire le questioni sopraelencate e concertare una comune necessaria linea di azione.
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