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Lettera aperta a Gregorio Corigliano Presidente dell’Associazione Giornalisti Cosentini “Maria Rosaria Sessa”
Caro Presidente,
scusami se rubo un po’ del tuo tempo prezioso per esporti il disagio provato in questi giorni mentre si sviluppava, nel più assordante silenzio, l’inopinato licenziamento dei colleghi Iole Perito e Francesco Veltri che per più di un anno hanno retto, con comprovata professionalità e competenza, l’ufficio stampa del Cosenza Calcio. Sebbene i due colleghi non sono iscritti alla nostra associazione, mi sarei aspettato un tuo autorevole intervento in qualità di Presidente dell’unica Associazione di Giornalisti presente sul nostro territorio. Perché come ha sottolineato in maniera esemplare nella sua nota di solidarietà il decano dei giornalisti sportivi cosentini Vincenzo d’Atri << Quando un collega, come qualsiasi altro lavoratore, non per giusta causa, perde il posto di lavoro, che validamente ha ricoperto, non può non rammaricare l’intera famiglia dei giornalisti. Tutti, nessuno escluso>>. Perché di questo si tratta o meglio, per come posso testimoniare io, si può parlare di lesa maestà in quanto la collega Perito, ha osato contraddire davanti a me ed altri colleghi il direttore generale Renzo Castagnini. O meglio questa è una mia fondata supposizione, vista l’assenza di motivazioni ufficiali. A questo sono seguiti la sospensione comunicata via telefono all’interessata, e poche ore fa una nota alla stampa, dopo 6 giorni di silenzio, in cui il Cosenza Calcio comunica con un post scriptum, l’assunzione del collega Valerio Caparelli. Ma il mio disagio cresce ancora di più nel constatare come tutti i colleghi della carta stampata abbiano ignorato la notizia, nel suo evolversi di giorno in giorno. E se a questo aggiungiamo che nella stampa sportiva cosentina militino importanti membri della nostra associazione, francamente resto senza parole. Probabilmente sono io che vivo il giornalismo in maniera forse romantica e non tengo conto dei rapporti di potere vigenti nella città, visto che come tanti non vivo di questo, pur svolgendone la professione per diverse ore al giorno. Ma il silenzio assordante della Sessa, di cui mi onoro di essere tra i soci fondatori, fa ancora più male del trattamento riservato dalla Società Cosenza Calcio ai due colleghi. Perché credo che se mettiamo la testa sotto la sabbia, in occasioni in cui la dignità del lavoro viene violata, allora il nostro esistere come associazione non ha senso. Per questo con rammarico credo che non rinnoverò la mia adesione alla Sessa per il prossimo anno.
Eliseno Sposato
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