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“Le nuove povertà e l’esclusione sociale rappresentano in misura ormai crescente le frontiere del disagio economico a Cosenza”. A sostenerlo è il candidato a sindaco Mario Occhiuto che, in circostanza di uno dei suoi numerosi incontri elettorali di questi giorni, ha sottolineato come la città stia vivendo “una profonda trasformazione del proprio blocco sociale”.
“Cosenza – ha proseguito Occhiuto – assiste passivamente ad una progressiva destrutturazione del suo ceto medio oltre che allo scivolamento dello stesso, verso aree di povertà assolutamente imprevedibili fino a qualche anno fa. Purtroppo, la velocità di tale trasformazione è tale da imporre un’immediata risposta strutturale da parte delle istituzioni.
A mio giudizio – ha sottolineato Mario Occhiuto – occorre puntare sull’adozione di strumenti di microcredito per rivitalizzare il tessuto economico cittadino. A tal fine, esistono fondi e strumenti finanziari importanti per combattere le dinamiche di esclusione sociale e per recuperare le relative aree di disagio. Esiste, ad esempio, il Fondo di garanzia Regionale per le operazioni di microcredito, bandito da pochi mesi dalla Regione Calabria, e che potrebbe costituire uno straordinario strumento per sviluppare forme di solidarietà a favore di categorie svantaggiate, per sostenere lo sviluppo occupazionale attraverso percorsi di autoimpiego e per creare microimprese.
In questa nostra città – ne è convinto Occhiuto – esistono professioni, esperienze imprenditoriali e vocazioni artigiane che la crisi economica internazionale ha messo in ginocchio e che pertanto appaiono quasi prossime alla scomparsa. Puntare sul microcredito come strategia di risposta alle nuove povertà, significa rilanciare energie vitali della città, riattivare processi d’inclusione sociale e ridare slancio alle aspettative del ceto medio.
Le attività a cui penso, ricadono nel settore della green economy, del monitoraggio ambientale, del turismo culturale e della valorizzazione del patrimonio artistico. La città – ha poi concluso Occhiuto – necessita di modalità di recupero della propria identità imprenditrice, e non di modelli di assistenza che la sinistra, stancamente, continua a riproporre. La vera inclusione sociale deve ripartire dai processi di creazione autonoma di reddito, dal recupero della propria dignità sociale e dalla valorizzazione delle eccellenze locali. Puntando, ovviamente, sulla sua storia migliore e sulle vocazioni più autentiche”.
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