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L’angelo degli internati.
Serafina Mauro, classe 1908, ci ha lasciato oggi.
E’ stata testimone oculare del campo di concentramento fascista Ferramonti di Tarsia, dove con la complicità di uno dei poliziotti di guardia, divenutogli amico avendolo aiutato a prendere moglie, si recava appena poteva per portare qualcosa da mangiare.
Quando a gruppi di cinque, i detenuti si portavano scortati presso una grande vasca sul Crati, per le abluzioni, lei nascosta ne aveva constatato la magrezza estrema. Da questo l’impegno di privarsi giornalmente di qualcosa, per offrirla a quelle persone rinchiuse, in quel campo dal 1940, in seguito alle leggi razziali .
E’ rimasta da allora sempre la , a pochi metri di distanza da quello che resta di quel campo, raccontando, a chi volesse ascoltarla, di quegli ebrei, di quegli zingari, quei politici Polacchi, dei prufughi del piroscafo Pentcho, delle loro grida di disperazione nella notte, delle loro paure.
L’ho incontrata anni orsono, portandola nel cuore con ammirazione , per quanto fatto, e per il pericolo corso in quel frangente storico. Di lei, colpiva la modestia di quei gesti di generosità, che lei diceva partiti in modo naturale da quella umana comprensione e condivisione della sofferenza, le sue risorse erano esigue ma non le impedirono di privarsene, è per questo che l’ho voluta nel mio romanzo “Con altri occhi”.
Lei si, che ha saputo guardare con altri occhi, quelli del cuore, addio zia Serafina.
Tommaso Orsimarsi scrittore
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