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di Franco Vallone
Nata a San Giovanni in Fiore, Rita De Luca Bagnato ha vissuto per oltre quarant’anni a Briatico dove si era sposata, dove viveva e dove scriveva. Tracciava le sue poesie in silenzio Rita De Luca Bagnato, una poesia forte e prorompente, che urlava e che negli anni ha fatto soffermare, sui suoi versi, tanti critici letterari, altri poeti, grandi scrittori come Sharo Gambino, giornalisti come Domenico Zappone e cultori dell’arte calabrese come Emilio Frangella.
Ieri mattina la poetessa De Luca Bagnato si è spenta a Cosenza, ma per l’ultimo saluto, e per sempre, ritorna nella sua Briatico. Poetessa, paroliere, membro di tante accademie e della commissione del Premio di poesia e fiaba che si tiene ogni anno a Briatico, da sempre collaboratrice appassionata di “Calabria Letteraria” la Bagnato è inclusa in numerose antologie letterarie ed ha ottenuto diversi riconoscimenti per la poesia. Ha pubblicato “Lacrime allo specchio”, per l’editore Rebellato, e successivamente “Il segreto dell’aquilone”. Lo scrittore Sharo Gambino mettendo a confronto le due pubblicazioni colse il grado di maturità artistica raggiunto dalla poetessa.
Ecco un frammento tratto dal testo critico di Gambino: “Ne “Il segreto dell’aquilone” versi di riflessione sulla condizione femminile e sull’aspirazione della donna ad avere riconosciuto il suo ruolo attivo nella società… La De Luca Bagnato ha affinato le naturali, istintive capacità d’analisi, e di sintesi, ma anche sul piano creativo, perché s’è liberata di talune sovrabbondanze romantiche e s’è accostata, con più convinzione e partecipazione, alla storia, al reale quotidiano sociale entro cui ha affondato più salde radici. (…) Confesso di aver stentato a ritrovarla qual era nella mia memoria in questa sua nuova raccolta poetica (“Il segreto dell’Aquilone” ndr) e mi domandavo cosa poteva esserle accaduto, quale dolorosa esperienza poteva averle spento quasi del tutto il sorriso nei versi ora tutti improntati a pessimismo, a sofferenza, a delusioni, nei quali ricorre spesso il richiamo alla morte, fine soprattutto di speranze e del senso di giustizia. Ho cercato. Ed ho trovato le chiavi di lettura per arrivare alle origini di questo stato d’animo, di tanta tristezza. Esse non stanno nei fatti autobiografici quanto invece all’esterno, nelle tragedie degli altri e che influiscono sul nostro stato d’animo e ci condizionano nostro malgrado. Una realtà che fiacca e disperde le forze della nostra speranza ed alimenta invece la sfiducia in un positivo divenire dell’umanità, che viaggia nel degrado e non le riesce di trovare la via dell’ascesa, catturata, impigliata tra i pruni spinosi d’una dantesca selva popolata di fiere dal vello maculato di vizi e peccati”.
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