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Con l’estensione dell’obbligo del rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità anche ai Comuni compresi tra i 1.000 ed i 5.000 abitanti, sono oltre 4.200 i piccoli centri italiani che, dal 1 gennaio 2013, sono entrati nell’ormai mitico vincolo del “Saldo obbiettivo” e altre novelle e favole di puro stile burocratico-economico europeo applicati in maniera prona dai Governi italiani, che scaricano ancora una volta sulle comunità locali, sui Sindaci e sui cittadini il peso del taglio della spesa pubblica.
In parole povere e soldoni, quasi la metà dei Comuni italiani – anche se hanno a disposizione i fondi e questi fondi NON SONO DI PROVENIENZA STATALE ma risorse proprie – devono frenare le spese ed evitare gli investimenti anche infrastrutturali, ad evidente discapito della ripresa e crescita economica nonché dello sviluppo locale, in molti casi limitando fortemente o sospendendo l’erogazione dei servizi ai cittadini.
Nei giorni scorsi il Governo ha chiaramente detto che non intende modificare questo stato di cose se non, forse, nel 2014. Per ora gli unici interventi sono stati il rinvio dell’IMU prima casa e dell’aumento dell’IVA. Nessuno parla del danno economico locale derivante dai vincoli del Patto di stabilità; nessuno parla dell’imposizione della TARES che sarà per cittadini ed imprenditori una MAZZATA TERRIBILE (secondo le formule elaborate dal Governo ed imposte ai Comuni gli aumenti variano dal + 120% sulle civili abitazioni fino al + 310% per attività quali bar, pub, pizzerie, ristoranti ecc. per arrivare ad un misterioso -60% PER LE BANCHE ed uffici); nessuno parla dell’AUTENTICO FURTO che il Governo compie nel 2013 a danno dei Comuni, incamerando quasi il 70% del gettito IMU sui capannoni ed immobili industriali e di attività produttive (come dire: ai Sindaci ed alle comunità locali i problemi ambientali, gli impatti territoriali, la gestione delle rogne varie ecc. a noi a ROMA i soldoni puliti puliti. Questo scherzetto costa al solo Comune di Altomonte un -720.000 Euro di IMU per il 2013).
Il Comune di Altomonte – un Ente che: non ha debiti ne è in dissesto o predissesto, che negli ultimi 9 anni ha contratto solo 2 nuovi muti per opere infrastrutturali operando investimenti solo con gli avanzi di amministrazione; che lotta quotidianamente per realizzare un modello di sviluppo sostenibile ed alternativo che punta, oltre che sulla tradizionale attività agricola sulle attività culturali e sul turismo – dal 1 gennaio non può più tappare le buche delle strade, fare le manutenzioni alle reti idriche e fognanti, erogare servizi sociali di primaria importanza ecc. nonostante abbia i fondi necessari. Ha i soldi ma non può spenderli.
E’ come se un genitore sa che il figlio ha le scarpe rotte e i piedi scalzi, ha i soldi per comprare le nuove ma NON PUÒ FARLO, deve tenere i soldi nel cassetto. E questo impedirà probabilmente anche di svolgere il Festival di Altomonte, autentico volano economico e sociale dell’intero comprensorio.
La misura è colma. E’ necessario ed urgente che il Governo ascolti subito le ragioni dei Sindaci ed operi di conseguenza. La consegna delle fasce è un passo importante ma formale, a cui devono seguire azioni più forti ed incisive. Se i Sindaci sono veramente uniti e solidali in provincia di Cosenza, in Calabria ed in tutta Italia, Roma dovrà rendersi conto che questa situazione non è sostenibile dalle comunità locali. Tramite il Prefetto di Cosenza chiediamo un incontro urgente con il Presidente del Consiglio e con il Ministro Del Rio per esporre a loro personalmente le nostre ragioni ed i nostri problemi dato che né l’ANCI ne altre organizzazioni ci rappresentano efficacemente. Se questo incontro non ci sarà concesso, come Comune di Altomonte proporremmo di avviare immediatamente uno SCIOPERO DEI SINDACI da attuare tramite la sospensione delle funzioni di Ufficiale di Stato civile ed Anagrafe, di Ufficio Elettorale e di Responsabili della Protezione Civile e Polizia locale a cui far seguire contemporaneamente le dimissioni da Sindaco in tutti i Comuni della Provincia di Cosenza.
Se per lo Stato i cittadini sono solo numeri e statistiche o vacche da mungere senza che le loro ragioni, i loro bisogni e necessità vengano capite e tenute in conto, allora noi ci rifiutiamo di essere incolpevoli complici di tutto ciò, e non vogliamo più la responsabilità di farli nascere, morire, sposare e votare in uno Stato così ingiusto e disattento verso di loro. E sarà lo Stato a dover intervenire – direttamente e da subito – per garantire tutte le funzioni di controllo e di sicurezza dei suoi territori.
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