Questo post é stato letto 25490 volte!
L’incapacità di apprezzare e rivalutare l’esistente fa si che lo sperpero di denaro pubblico e il consumo di suolo aumenta notevolmente, il tutto avviene a discapito dell’ignaro cittadino che è costretto, per mancanza di programmazione, di gestioni poco oculate e di politiche di mobilità collettiva pressoché inesistenti, a subire un crescente taglio dei servizi essenziali. Uno degli esempi più clamorosi di questa miope politica sul trasporto pubblico nella nostra Regione è stata la chiusura e l’abbandono di una delle più affascinanti ferrovie realizzate nel nostro Paese: la tratta che dalla città di Cosenza raggiunge San Giovanni in Fiore.
Un’Opera Ingegneristica Integrata con l’Ambiente
Un’opera infrastrutturale concepita nell’ottocento e che tuttora ha una sua singolare bellezza, poiché è interamente immersa nel paesaggio che attraversa, grazie all’adozione di soluzioni ingegneristiche che nulla hanno a che invidiare alle altre opere, molto conosciute, realizzate in Italia.
E’ un’infrastruttura degna di essere studiata e presa a modello per successive opere da realizzare a impatto pressoché nullo. Un’opera che ha rispettato l’acclività, a volte impossibile, del territorio da annoverare tra le meraviglie d’ingegneria che oggi potrebbe definire come “opera sostenibile”.E’ stata concepita e realizzata per annullare un dislivello che supera abbondantemente ai 1000 metri utilizzando lo “scartamento ridotto”, che rispetto a quello utilizzato dalle ferrovie dello stato, risultava, all’epoca, meno costoso e più adattabile alle asperità del territorio silano.
La Storia
Fu realizzata per tratti con l’apertura della linea che collega Cosenza con Pedace,nel lontano 1916,seguita dall’apertura della tratta Pedace -San Pietro in Guarano, nel 1922 e dalla tratta San Pietro in Guarano – Camigiatello, nel 1931, per essere completata con l’apertura dell’ultima tratta, che attraversa l’intero Altopiano silano, Camigliatello -San Giovanni in Fiore, nel 1956.Una ferrovia che s’inerpica dai 232 metri s.l.m. dalla stazione di Cosenza centro fino ai 1405 metri di San Nicola nei pressi di Silvana Mansio, per poi riscendere fino ai 1049 metri di San Giovanni in Fiore.
Un tratto di ferrovia lungo 67 chilometri che attraversa tutti i comuni della Presila, con 24 stazioni più diverse fermate (la differenza tra le stazioni e le fermate stava nel fatto che le prime erano fornite di doppio binario e di scambi mentre le seconde no) poste a una distanza di 3,2 chilometri l’una dall’altra.Formata da viadotti e gallerie con pendenze fino al sei per mille, senza l’ausilio di cremagliere, come invece utilizzato in altre tratte. Il tutto realizzato per viaggiare a una velocità commerciale di 30 chilometri orari (oggi nel traffico si viaggia a meno di 10 chilometri l’ora!). Non mancano soluzioni ingegneristiche singolari,come quella adottata tra la stazione di Casole Bruzio-Trenta e quella di Pedace – Serra Pedace, dove per superare i 100 metri di dislivello fu costruito un percorso elicoidale,così come il viadotto in curva posto all’uscita della stazione di San Pietro in Guarano o il viadotto Camigliati,con leggera conformazione a ‘S’.
E’ stato Violato il Diritto alla Mobilità
Un’opera straordinaria che oggi sarebbe impensabile realizzare, sia per i costi di costruzione, sia per l’utenza, ma che invece fu realizzata, per com’è giusto che sia, per dare a tutti il diritto alla mobilità.La chiusura di questa storica tratta dopo più di un secolo, compreso il percorso turistico, significa isolare un comprensorio di circa 30 mila abitanti, escluso il comune di San Giovanni in fiore, costringendo i cittadini:studenti,impiegati e lavoratori a ingegnarsi per raggiungere,con enormi costi e con rischi continui per la propria incolumità fisica, il luogo di lavoro. Non buttiamo quello che abbiamo perché nessuno più ci costruirà nulla e adottiamo una politica di “rivalutazione dell’esistente”.
Pensare ad un Riuso Funzionale Moderno della Tratta
Riattivare, immediatamente, la tratta consentirebbe da un lato, con un adeguamento degli orari alle nuove esigenze, a migliaia di studenti e di lavoratori di recarsi comodamente nel capoluogo e viceversa e dall’altro, di sostenere i livelli occupazionali delle Ferrovie della Calabria che in questi giorni vivono in uno stato di precarietà inaccettabile. “Chiediamo ai Sindaci e alle Amministrazioni della Presila – dichiarano i Commissari regionali dei Verdi,Mario Giordano e Aurelio Morrone – un impegno comune a una mobilitazione affinché la tratta sia riaperta in tempi rapidi, anche in virtù del collegamento con la metropolitana leggera che dovrà essere realizzata tra Cosenza e Rende, affermando alla Regione, competente per il trasporto, che anche il cittadino della Presila ha il diritto a una mobilità collettiva. Come Verdi ecologisti e civici nei prossimi giorni organizzeremo un sit-in di protesta e di sensibilizzazione poiché più passa il tempo più difficile diventerà la riapertura”.
Questo post é stato letto 25490 volte!