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Un aula gremita quella in cui ieri, presso il Palazzo di Giustizia di Cosenza, si è svolto il convegno sui collaboratori e testimoni di giustizia, promosso dall’UAC (Unione Avvocati Cosenza) in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine, che ha visto la partecipazione di illustri personaggi del mondo giuridico, come il Procuratore Domenico Airoma, il Sostituto Procuratore Salvatore di Maio e l’Avv. Angelo Greco, autore del libro “Tra l’incudine e il martello”.
Dopo il saluto portato dal Consigliere dell’Ordine Avv. Claudio De Luca per conto del Presidente del Consiglio dell’Ordine Avv. Oreste Morcavallo, ha aperto i lavori il Presidente dell’UAC Avv. Filomena Falsetta, che, sulla scia del ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (rievocati attraverso la pronuncia, nel corso del convegno, di alcune delle loro frasi più significative e improntate alla questione morale) ha sottolineato che l’intento dell’iniziativa vuole essere quello di rappresentare uno strumento di denuncia contro lo Stato, che sta allentando progressivamente la morsa nella lotta alla mafia.
I segnali di indifferenza dello Stato nella lotta alla mafia – ha dichiarato l’Avv. Falsetta – si riconoscono in maniera evidente nell’omessa proroga della Commissione Centrale che disciplina il programma di protezione dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, nell’inattività della Commissione parlamentare antimafia che non elabora proposte normative utili sul piano dell’azione di contrasto alla mafia, degli organi ministeriali che spesso e volentieri evitano di selezionare i responsabili dell’ordine pubblico nelle province di ‘ndrangheta, del CSM, che non si è mai preoccupato della scelta di capi degli uffici particolarmente idonei ad operare in zone di mafia.
Insomma – ha concluso l’Avv. Falsetta – lo Stato non investe abbastanza nella lotta a questa spietata organizzazione, ma tratta molto spesso questa emergenza europea in modo burocratico e disattento.
E’ stata poi la volta del Segretario dell’UAC Avv. Maria Vittoria Baffa, che ha tracciato un excursus sui testimoni di giustizia, fornendo una rappresentazione chiarificatrice in ordine agli aspetti che li connotano.
Colma di sensibilità la relazione del Procuratore Airoma, che ha aperto una pagina di ricordi, rievocando il nome di Paolo Borsellino e quella serenità che era insita nel suo animo, al quale era legato da un rapporto di profonda amicizia.
Il Dott. Airoma ha poi affrontato gli aspetti normativi della tematica, contenuti nella Legge n. 45 del 2001, che, accanto a misure condivisibili, ne prevede altre discutibili, quale il limite di 180 giorni per rendere dichiarazioni, insufficiente nel caso di collaborazioni di grosso rilievo, o quelle del giudizio abbreviato e del patteggiamento, attraverso le quali gli imputati riescono, anche in caso di condanna per gravissimi reati, a spuntare grossi sconti di pena.
La parola è poi passata al Sostituto Procuratore Salvatore di Maio, che ha fornito, in termini di praticità, una descrizione tecnica relativa alla figura dei collaboratori di giustizia, evidenziando l’importanza del coinvolgimento della società civile nel favorire le collaborazioni.
“La società civile calabrese – ha dichiarato il Dott. Di Maio – è debole, confusa e timorosa (questo è uno dei principali motivi per cui la ‘Ndrangheta produce pochi pentiti) ma il coraggio deve prevalere”.
Infine, la parola all’Avvocato e scrittore Angelo Greco, che nel suo libro “Tra l’incudine e martello”, ha dato vita, con grande abilità, ad un’inchiesta forte, vera e dolorosa sui testimoni.
Siamo tutti responsabili – ha dichiarato l’Avv. Greco – del male che ogni giorno viene compiuto davanti ai nostri occhi, se non lo denunciamo.
Il minor numero di collaborazioni in Calabria – ha inoltre aggiunto l’Avv. Greco – è dovuto all’esistenza di legami di sangue e di vere e proprie alleanze tra le famiglie, che generano omertà e silenzio.
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