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Il primo rapporto CENSIS sulla cooperazione in Italia è la storia di un modello imprenditoriale che in 40 anni (1971-2011) ha registrato un incremento di ca. 8 volte nel numero delle imprese (10.744 – 79.949) e di ca. 7 volte nel numero degli addetti (207.477 – 1.382.376), si tratta di un modello che, negli ultimi 10 anni, “tira meglio” rispetto alle altre forme giuridiche di impresa registrando, fra il 2001 ed il 2011, un incremento in termini di numerosità delle imprese pari al +14% a fronte di un +7.7% delle imprese profit. Il dato eclatante è, però, il “miracolo occupazionale” dell’ultimo periodo (2007 – 2011) con un +8% a fronte di un arretramento (-1,2%) del mercato del lavoro nella sua globalità e delle imprese profit ( -2,3%).
“I settori che crescono di più sono quelli caratteristici del terziario (servizi) mentre il taglio delle imprese resta tipico della PMI e della micro impresa. Dalle banche locali (13,1% della quota di mercato), al consumo e distribuzione (3 cooperative fra i primi 10 gruppi della distribuzione), all’agro-alimentare (36% della produzione primaria (4 cooperative fra le prime 15 aziende agroalimentari), alle costruzioni (3 cooperative fra i primi 10 gruppi delle costruzioni) per concludere con il welfare (la cooperazione rappresenta ca. il 50% delle imprese operanti nei servizi per la salute e l’assistenza) emergono i risultati di rilievo raggiunti da un modello imprenditoriale dinamico.
Fa, naturalmente piacere che anche in termini di geografia territoriale, emerga il valore della cooperazione per le regioni meridionali ed il dato calabrese ne certifica i numeri. Le cooperative ogni 10.000 abitanti sono in Italia 13,2 contro un dato regionale di 13,1, mentre, sul versante degli occupati nelle cooperative si impegna una quota lavoro pari al 7,4 del totale nazionale a fronte di un dato pari al 6,2 per la Calabria…” dichiara, commentando i dati proposti dal rapporto il direttore della Confcooperative Calabria Piero Franco Mendicino. Il quale afferma ancora che: “Dal rapporto emerge chiaramente la scala valoriale e dei fattori ritenuti strategici dal mondo della cooperazione, tant’è che si pone il rapporto fiduciario al primo posto (64%) ed a seguire il radicamento sul territorio (48%), la partecipazione dei lavoratori (35%), la qualità del prodotto/servizio, l’innovazione e la rete distributiva, fattori questi ultimi tre che si ritengono fortemente correlati ai primi tre elencati. La cooperazione può, inoltre, fornire un valido contributo alla ripresa del paese mediante la salvaguardia del livello occupazionale, una oculata promozione di un modello di impresa attento alle persone e responsabile, la promozione dell’innovazione sociale e imprenditoriale, alla supplenza al ruolo pubblico in quei settori strategici per la tenuta sociale nei quali si registra un arretramento dello Stato”.
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