Questo post é stato letto 26020 volte!
Prosegue il progetto Note di Libertà al carcere di Rossano che, questa volta, ha visto la presenza del cantautore Peppe Voltarelli, contattato e portato “in carcere” dalla GGEventi di Giuseppe Greco per consacrarne ufficialmente la realizzazione e l’avvio a settembre. Il progetto prevede dei corsi di musica per la popolazione detenuta ed è una iniziativa offerta in collaborazione con l’Istituto musicale Donizetti di Mirto che ha messo a disposizione i suoi docenti e, in particolare, il maestro Rosario Lullo per il corso di fisarmonica e organetto; il maestro Carlo Rosati per il corso di chitarra e la D.ssa Angela greco che si occuperà della parte pedagogico ricreativa.
Il pubblico è stato completamente conquistato dalla musica e dallo scanzonato carisma di Peppe Voltarelli che ha costruito un feeling ininterrotto di dialogo musicale e performativo con gli spettatori: come poche volte bisognava veramente esserci! Ha creato un collage di immagini nella mente, portandoci nei luoghi reconditi della memoria con le nostre valige di ricordi senza peso. Strofe in italiano, ritornelli in tedesco, la melodia, come l’anima, ha i suoni del Sud. Voltarelli – come sempre – ha cantato senza drammi, senza denuncie rabbiose, e soprattutto senza cliché. Il suo messaggio è sempre ottimista, lo scopo che persegue è quello di denunciare la realtà attuale, con la speranza di un domani migliore. “ Io cerco di portare un messaggio da parte della mia terra. Perché da noi le cose sono veramente in mano alla malavita. Da noi, quando nasci, sai che dovrai andare via per avere un futuro”.
Peppe Voltarelli si è esibito alla presenza di circa 400 persone ( tra studenti, detenuti e autorità) senza alcun accompagnamento se non quello della sua chitarra, introducendo ogni brano con monologhi che hanno contribuito a portare lo spettatore in un’atmosfera di sogno capace di strappare risate di pancia così come di indurre alla lacrima introspettiva.
E dopo oltre un’ora di intensissimo live gli astanti non avevano alcuna intenzione di lasciare andare via Peppe Voltarelli e lo hanno letteralmente costretto ad eseguire diversi pezzi a richiesta.
Al termine dello spettacolo il Direttore del carcere ha omaggiato il cantautore cosentino con una maschera di terracotta realizzata dai detenuti e che costituisce un pezzo unico il cui significato, guardare oltre l’apparenza, è stato stigmatizzato, nell’allegata pergamena di ringraziamento e ispirato da una sua canzone “… ora è finita resta una vita che è cambiata cose passate che non ho più vicino a me…gli occhi loro sanno cosa dire…” Voltarelli ha ricambiato donando un libro e diversi CD con le sue produzioni musicali da conservare nella biblioteca dell’Istituto penitenziario per la consultazione dei detenuti.
Dichiarazione del Direttore Carrà
Voltarelli è riuscito dapprima a incuriosire il pubblico e poi a coinvolgerlo in un vortice di canzoni e testimonianze che sapevano della fatica dei nostri padri, degli ulivi,della nostra terra, in una parola: del Sud.
Voltarelli ha colpito al cuore dei detenuti quando è riuscito a cogliere la loro sofferenza come anche la voglia e la capacità di riscattarsi mettendo in discussione il loro vissuto instaurando una relazione diretta con loro.
Ha colto nel segno quando, rivolto agli studenti, ha detto “ ….magari avessi avuto qualcuno che mi offriva un concerto ai tempi in cui andavo a scuola io…che non c’era neanche la scuola …fisicamente….era un garage con le saracinesche…” per fare loro capire la grande opportunità formativa ed esperenziale che viene offerta oggi dalle Istituzioni.
Voglio aggiungere che sono rimasto affascinato, oltre che dalla musica, anche dalla modestia di Peppe Voltarelli che si è presentato come un semplice cantastorie lasciando che la sua musica potesse essere superficialmente scambiata per una qualunque performance folk e non come acuta fusione tra la tradizione musicale calabrese, della quale Voltarelli è sia il miglior esegeta che il più convinto innovatore, e la musica d’autore. Tanto che nel 2010 si è aggiudicato la Targa Tenco per il miglior album in dialetto, con “Ultima notte a Mala Strana” dunque, vincendo un premio che certifica l’altissima qualità della sua musica e dei suoi testi. Probabilmente pochi sanno, perché lui non ne fa sfoggio, che è laureato al DAMS di Bologna, è stato allievo di Umberto Eco, parla correntemente ben 4 lingue oltre all’italiano, ha scritto 4 libri e partecipato a diversi film, oltre ad essere noto in tutto il mondo.
Dopo lo spettacolo ci siamo fermati a scambiare le reciproche impressioni e ho visto un Voltarelli commosso per la partecipazione ricevuta e la carica di umanità che ha intravisto nella popolazione ristretta che lo ha stimolato per una successiva performance a conclusione del progetto Note di Libertà con la promessa “Vi aspetto fuori”.
Questo post é stato letto 26020 volte!