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Il fotografo castrovillarese Nicola Caracciolo, in stretta sinergia con l’amministrazione comunale di Castrovillari, la società municipalizzata “Gas Pollino” e l’associazione culturale “Sifeum” di Castrovillari, ha organizzato, dal 12 al 20 maggio, presso il Castello Aragonese di Castrovillari, la mostra documentaria “Gran Tour – dal Pollino all’Honduras”.
La personale collettiva fotografica di Nicola Caracciolo ripercorre per immagini luoghi senza tempo solo apparentemente dimenticati dall’uomo, evidenziando, soprattutto sotto il profilo antropologico, il cambiamento delle genti di luoghi solo geograficamente lontani dai problemi di una società vorace ed irriverente.
Il nuovo appuntamento con la fotografia del cuore – “Gran Tour” sarà inaugurata sabato alle ore 19 – è un nuovo contributo alla riflessione sul ruolo del mare e su paesaggi mozzafiato che il fotografo ha catturato con un solo obiettivo: catapultare l’immaginazione del visitatore verso la valorizzazione di un patrimonio naturale altrimenti destinato all’oblio di un’era in cui la super finanza sopprime l’uomo ed i suoi i sentimenti più profondi.
La mostra di Nicola Caracciolo presso il Castello Aragonese di Castrovillari mi offre il pretesto per parlare ancora una volta dallo speciale occhio fotografico. Dice lui stesso, che è l’andare, l’esplorare i luoghi camminando a piedi, che lo apre alla vera conoscenza. Solo così, infatti, esercitando attentamente lo sguardo lungo percorsi che non escludono l’imprevisto, si può andare oltre l’apparenza e cogliere quel qualcosa in più che occhi non esercitati non sono in grado di percepire. La mostra “Grand tour – dal Pollino all’Honduras” raccoglie foto da lui scattate dal 2008 ad oggi. Diversificate nelle locations, peraltro distantissime geograficamente tra loro, lo sono anche nella scelta cromatica. Il bianco e nero, privilegiato per documentare persone e luoghi delle isole tra il Mar dei Caraibi e l’Oceano Pacifico, oltre a giustificarsi per l’ora – solitamente l’alba o il tramonto – in cui le foto sono state scattate, corrisponde, soprattutto, alla volontà precisa di Caracciolo di non banalizzare la bellezza dei luoghi, l’intensità di certi sguardi profondi, la purezza degli orizzonti o il turbinare delle nubi nei grandi cieli, volgarizzati e banalizzati, invece, in fondalini esotici accattivanti in certi spettacoli televisivi di dubbissimo gusto, e bassissimo profilo. Il bianco ed il nero rivela la più autentica varietà di quei luoghi, svelandoli ai nostro occhi nella loro autenticità, che va oltre l’esuberanza lussureggiante dei colori, che appartiene solo alla loro apparenza. I paesaggi del vasto territorio del Parco del Pollino, dei quali il nostro Caracciolo documenta quelli dell’area calabrese, al suo occhio che li fissa, in questo caso, con foto a colori, acquisiscono piuttosto valore specialmente documentario. Si tratta di immagini dimostrative, di bellezze paesaggistiche naturali ancora integre da preservare dal degrado ambientale: gli animali, la vegetazione, il pino loricato, i pastori che le greggi al pascolo, parlano della storia di questi luoghi. Anche gli scorci architettonici di alcuni insediamenti rurali catturati dal suo occhio fotografico, ci restituiscono intatta la speciale bellezza dei borghi pedemontani, coi vasi di basilico disposti davanti casa, e la vecchia sulla porta, vestita di nero con sopra il grembiule da cucina. Tutto questo ci dice della storia di questa terra, di usi e costumi tramandati nel tempo che la rendono unica, che pertanto, uomini e istituzioni, sono chiamati a conservare tutelare.
Ivana D’Agostino
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