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“Alle pendici della Sila Grande, in una località chiamata Incavallicata, nel territorio di Campana ci sono due rocce enormi e alquanto strane. (…) I due blocchi distano tra loro pochi metri e tutti e due hanno alla base due grotte scavate nella roccia, risalenti probabilmente alla preistoria”.
Sono descritti, così, il celebre Elefante di pietra e il Ciclope di Campana nell’interessante ed utile guida “LE 101 COSE DA FARE IN CALABRIA ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA” di Annalisa MARCHIANÒ edita da Newton Compton Editori.
Al mistero dei monoliti della Sila Greca è dedicato un intero paragrafo del volume. Già il titolo, a pagina 127, da solo, emoziona: “Accarezzare la proboscide di un elefante vecchio dodicimila anni”.
La riscoperta di queste rocce, suggestive e misteriose, la si deve – si legge nell’originale Guida – a Domenico CANINO, architetto cosentino, che ha saputo riaccendere i riflettori dei media su questa interessante vicenda. Osservando il masso si notano, senza difficoltà, le zanne e la proboscide di un elefante. Secondo CANINO potrebbe trattarsi dell’Elephas Antiquus, estintosi 12 mila anni fa. Ad avvalorare l’affascinante tesi sono le dimensioni delle zanne: 180 centimetri, in parte mutilate, che se ricostruite interamente arriverebbero a misurare 220. Le stesse misure di un fossile ritrovato a Reggio Calabria.
E se questa ipotesi fosse vera, quelle di Campana sarebbero le sculture preistoriche più grandi d’Europa!
Parre invece smentita – si argomenta nella stessa Guida – la teoria che voleva l’elefante campanese creato in onore dei pachidermi accompagnarono ANNIBALE nel suo viaggio. Studi fatti dal campanese Filippo PETRUNGARO sostengono che quando ANNIBALE passò da quelle parti gli elefanti erano tutti morti nel centro Italia. Lo stesso PETRUNGARO sostiene l’altra tesi che l’elefante raffigurato risale al passaggio delle truppe di PIRRO,intorno al 280 a.C.. Le prove di questa teoria sono delle monete siracusane ritrovate e, ancora, la fisicità dell’elefante. Orecchie piccole e testa grande fanno pensare ad un elefante indiano. E Pirro, infatti, aveva ereditato un regno dalla Persia all’Indo. Ancora il PETRUNGARO sostiene che Pirro avrebbe scelto di seppellire proprio a Campana il tesoro dopo il sacco di Locri e Crotone, tesoro mai ritrovato.
Si tratta – dichiara il Sindaco Pasquale MANFREDI – di tesi diverse, teorie interessanti, di chiavi di lettura affascinanti. Potremmo dire – prosegue – che all’Invacallicata un viaggiatore può imbattersi ancora, complice il paesaggio, nelle magie e nei misteri della Storia locale, che è intrecciata a doppio filo con quella universale. E mi paiono, questi, gli ingredienti giusti e tra l’altro naturali per attrarre, accogliere ed emozionare il turista. A nome dell’Amministrazione e della comunità ma – chiosa il Primo Cittadino di Campana – se mi si passa l’ironia, anche a nome del nostro Elefante, ringrazio pubblicamente l’Autrice della Guida, Annalisa MARCHIANÒ per la graditissima proposta, inserita tra le altre 100, illustrate e spiegate al visitatore in Calabria.
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