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I Radicali si stanno preparando alla prima giornata nazionale dei silenti del 20 maggio, insieme all’Associazione Nazionale Consulenti Tributari A.N.CO.T., con lo slogan: Contributi silenti e Pensioni, ridatemi i miei soldi! La vicenda dei contributi silenti è una delle tante ingiustizie italiane e colpisce le fasce più deboli dei lavoratori come i precari, i parasubordinati, i professionisti non regolati da un ordine e tutti quelli che versano i contributi nella gestione separata dell’I.N.P.S.
L’ingiustizia sta nella norma che prevede di non tener conto dei contributi versati se questi non arrivano a far maturare il diritto alla pensione e quindi è come se non fossero versati. Si comprende bene che centinaia di migliaia di persone o prenderanno una pensione bassissima quando giungeranno a età di quiescenza, oppure non la prenderanno per niente dal lavoro svolto nell’arco della vita. I più colpiti saranno chi è costretto a lunghi periodi di lavoro precario, chi ha fatto lunghe disoccupazioni o costretto al lavoro nero.
Il lavoro nero bisogna dirlo che comunemente è una costrizione e rappresenta lo spartiacque fra il portare un qualche reddito a casa e quindi il sostentamento proprio e della propria famiglia oppure no; ed è davvero ingiusto che queste fasce di lavoratori, proprio le meno garantite e più deboli debbano essere penalizzate pure dal punto di vista previdenziale.
Per fare informazione e per celebrare il primo maggio, festa dei lavoratori, proprio in vista della giornata nazionale del 20 maggio prossimo, l’Associazione Calabria Radicale ha distribuito volantini informativi a Cosenza, sotto la sede dell’I.N.P.S. e tenuto una conferenza stampa per spiegare il senso di questa iniziativa che punta a raccogliere firme per fare pressioni sul Parlamento affinché entro l’anno possa essere discussa la proposta di Legge presentata dai Deputati Radicali.
La proposta punta a ridurre il danno e inserisce nelle norme la possibilità di restituire i contributi ai lavoratori che per effetto delle norme attuali non potranno avere nulla se i contributi versati nella gestione separata non saranno sufficienti a far maturare una prestazione previdenziale.
Chiaramente questo s’inserisce in un quadro più ampio e complesso della previdenza italiana che richiederà profonde riforme se vogliamo evitare che fra trent’anni vi siano milioni di anziani ridotti davvero alla fame e la colpa non sarà stata soltanto della disoccupazione e della crisi odierna.
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