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Bisignano, grosso centro della Valle del Crati, in provincia di Cosenza, ha una storia millenaria come testimoniano reperti archeologici ritrovati in diversi siti nel suo vasto territorio.
E’ anche una città d’arte per la presenza di una famosa bottega dove sono stati costruiti splendidi strumenti musicali per opera dell’antichissima dinastia dei De Bonis, maestri liutai, risalente al XVIII° secolo.
Da tempi remotissimi i vasai di Bisignano lavorano l’argilla e ancora oggi questa tradizione si perpetua, rinnovata nella tecnica e nell’attrezzatura.
Dal 19 maggio 2002 Bisignano è diventata anche città di santi dopo che il beato Umile, al secolo Lucantonio Pirozzo ( 1582 – 1637 ) è stato proclamato santo dal grande pontefice polacco, Giovanni Paolo II°.
Da quel giorno la cittadina della Valle del Crati è divenuta meta di tanti devoti desiderosi di visitare i luoghi che hanno visto il passaggio terreno dell’umile francescano, oggi secondo santo della Calabria dei tempi moderni, dopo San Francesco di Paola.
A partire dal 14 febbraio 2010, l’inclemenza del tempo, insieme all’insistenza della pioggia che, nello scorso inverno, ha recato tanti danni all’intera Calabria, ha provocato lo smottamento del terreno su uno dei versanti della collina Riforma sulla quale sorge, da circa otto secoli, il Convento – Santuario di Sant’Umile.
Da quel giorno il luogo sacro è stato chiuso per motivo di sicurezza ed è stato spogliato dei tesori d’arte, delle statue e di ogni altro oggetto sacro in esso contenuto che, sempre per gli stessi motivi di sicurezza, sono stati sistemati altrove.
Nell’immediatezza dell’evento un susseguirsi di visite e sopraluoghi da parte di alti rappresentanti delle pubbliche istituzioni, a tutti i livelli, avevano fatto sperare in veloci interventi di ripristino dei luoghi e nella riapertura del Santuario.
Dopo oltre sei mesi dal sinistro nulla è stato fatto e la comunità locale, vivamente preoccupata, teme che la chiusura del complesso monastico proseguirà per diverso tempo e la stessa Famiglia francescana che lo ha avuto in cura finora, finirà per abbandonarlo, forse per sempre.
Questa eventualità deve essere assolutamente evitata. La comunità bisignanese e l’intera Calabria non possono essere private di un’istituzione che è stato un faro di luce nei secoli passati ed era sul punto di riaffermare, con nuovo vigore, questa sua prerogativa proprio per effetto della canonizzazione di frate Umile.
è stata gestita in modo approssimativo e le autorità amministrative locali e la stessa Provincia Francescana dei Frati Minori di Calabria e Basilicata si sono adagiati sulla vana speranza di ottenere, subito, i finanziamenti per operare i necessari interventi di ripristino che, per altro, erano stati promessi dai vari personaggi politici che, nell’imminenza delle elezioni regionali, si sono fatti vedere sui luoghi, facendo promesse che si sono dimostrate piuttosto vane.
Certamente, lo sfacelo generale verificatosi nel territorio calabrese durante lo scorso inverno, ha fatto dirottare le poche risorse disponibili, in direzione delle situazioni più emergenti che meritavano assoluta priorità come: strade interrotte, case ed opifici distrutti o invase dal fango e la questione del Santuario di Bisignano è stata messa da parte.
Ora, col senno del poi, l’opinione pubblica locale si chiede se era proprio necessario arrivare alla chiusura totale del complesso religioso e se era veramente inevitabile il trasferimento dei Frati in una struttura di fortuna messa a disposizione dalla locale Amministrazione comunale.
La struttura religiosa che ha sfidato le intemperie nel corso di circa ottocento anni, non aveva subito grossi danni dal fenomeno di smottamento e, per come è stato affermato da tecnici pubblici e privati, i provvedimenti di chiusura avrebbero dovuto interessare soltanto la chiesa ed i locali annessi, lasciando pienamente utilizzabile tutto il resto del complesso, recentemente ristrutturato, che avrebbe potuto sopperire ad ogni necessità.
Purtroppo, probabilmente sotto la spinta del momento, le decisioni sono state altre e la chiusura del Santuario ha dato origine a critiche e polemiche che stanno dividendo l’intera comunità locale nel cui seno è sorto, spontaneamente, un Comitato cittadino che si è organizzato e che, con una serie di iniziative, sta tentando di ottenere la riapertura della struttura e , soprattutto, la ripresa del ministero religioso, sociale, culturale e civile che i Frati francescani svolgevano a favore, soprattutto, delle giovani generazioni.
Della presente situazione si stanno preoccupando tanti devoti e fedeli di Sant’Umile che, per la prima volta, dopo tanti secoli, non potranno festeggiare la tradizionale ricorrenza della sua nascita fissata, da sempre, nell’ultima settimana del mese di agosto di ogni anno e non potranno pregare e cantare le lodi al loro taumaturgo neppure durante la processione del suo simulacro per le vie e le contrade della cittadina della Valle del Crati che i Frati, assumendosene tutta la responsabilità, non hanno voluto ripetere, sia pure nella precarietà della situazione.
Il rifiuto dei Frati di effettuare la tradizionale processione del Santo ha inasprito ancora di più i rapporti, già deteriorati, tra Famiglia francescana, Comitato Cittadino e Amministrazione Comunale.
Frattanto il Comitato Cittadino è riuscito ad ottenere sulla vicenda l’interessamento dell’Arcivescovo della Diocesi di Cosenza- Bisignano e del presidente della Provincia di Cosenza che ha richiesto l’intervento del Governo, mentre l’ Ente Regione Calabria, per il momento, rimane ancora in silenzio.
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