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di Mario Guido
Ogni giorno di più si riconosce alla prevenzione un grande potere, sia per quanto riguarda la medicina e quindi la tutela della salute di tutti noi e sia per quanto concerne la difesa dell’ambiente e della stessa società.
Anche per la difesa e la tutela del patrimonio culturale, artistico e monumentale, civile e religioso, esiste o dovrebbe esistere una seria prevenzione allo scopo di evitare furti, danneggiamenti e dispersione.
Il furto sacrilego perpetrato qualche settimana fa nella sacrestia della chiesa di San Domenico a Bisignano si sarebbe potuto evitare attuando un’ oculata prevenzione.
Anticamente e per consolidata tradizione, gli oggetti sacri più preziosi di detta chiesa venivano affidati ad una delle famiglie la cui abitazione sorgeva nelle immediate vicinanze della chiesa e che, con grande devozione, custodiva gelosamente tali oggetti che metteva a disposizione del parroco ogni volta che questi ne faceva richiesta per la celebrazione dei sacri riti.
Nel corso di tanti decenni non si ricordano furti tanto eclatanti come l’ultimo accaduto.
Molti anni fa è stato rubato un pugnaletto argenteo conficcato nel petto della statua dell’Addolorata esposta nell’interno della chiesa, senza alcun riparo e a portata di mano.
Inoltre, da quando è stato deciso di tenere le chiese aperte per diverse ore del giorno, la prevenzione avrebbe dovuto far pensare, almeno, all’installazione di un sistema d’allarme.
Tuttavia, oggetti di notevole valore storico e culturale oltre che venale, dovrebbero essere tutelati e conservati in luoghi più, adatti come sono i musi.
E manco a dirlo! a Bisignano è stato completato sin dall’anno 2000 il Museo Diocesano di Arte Sacra che ha sede nell’antica chiesa di San Giuseppe, in pieno centro storico, appositamente trasformata in struttura museale con la “modica” spesa di 400 milioni del vecchio conio finanziati dal POP.
Secondo quanto dichiarato dai tecnici professionisti che si sono interessati della costruzione dell’opera, già dodici anni fa questa è stata sottoposta ai previsti collaudi ed è stata dotata anche del necessario impianto di sicurezza con allarme e tutto il resto.
La struttura è anche dotata di teche e contenitori e potrebbe entrare in funzione in ogni momento, ma non si sa per quali motivi resta ancora chiusa e inutilizzata da oltre un decennio.
Oltre agli oggetti sacri di valore storico, alcuni appartenuti ai vescovi dell’antichissima diocesi di Bisignano, nel Museo dovrebbe trovare posto il dipinto del Martirio di San Bartolomeo, un’opera unica per valore storico che rappresenta, essendo l’unica testimonianza dell’attività artistica del prof. Michel Finghesten, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Berlino che fu prigioniero nel Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia.
Attualmente il dipinto, conosciutissimo in Germania, soprattutto negli ambienti ebraici, si trova custodito, alla meno peggio, nella chiesetta di San Bartolomeo che è stata riaperta ultimamente, dopo decenni di abbandono.
Inoltre ci sono numerosi cittadini che possiedono opere importanti, come volumi d’arte, quadri e dipinti di genere religioso e non che vorrebbero fossero messi a disposizione della loro comunità appunto, in una struttura museale.
L’Amministrazione Comunale quale istituzione pubblica e l’Autorità diocesana quale proprietaria della struttura, dovrebbero trovare il modo di mettersi d’accordo per arrivare, finalmente, all’entrata in funzione del Museo di Arte Sacra di Bisignano.
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